Vita
Manlio Sgalambro è stato un artista, filosofo, poeta e scrittore italiano, nato a Lentini (SR) il 9 dicembre 1924 e morto a Catania il 6 marzo 2014.
Opere
Libri
Manlio Sgalambro, Dal ciclo della vita (2014)
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Manlio Sgalambro, Variazioni e capricci morali (2013)
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Manlio Sgalambro torna a difendere con passione la centralità del pensiero, dell’impegno morale che è per l’uomo l’unica bussola nei mari burrascosi della contemporaneità. Rifiutando le soluzioni preconfezionate della filosofia, Sgalambro percorre i confini dell’intelletto e si diverte a esplorare le contaminazioni dell’anima razionale con il corpo e l’amore. Moderno passeggiatore solitario, cosmopolita e amante del paradosso e delle citazioni, si confronta nel suo cammino con i grandi del passato, si accompagna a Hegel, evita accuratamente Socrate e Nietzsche. La scrittura, come una partitura musicale, procede così tra variazioni, capricci e contrappunti fino a lambire la soglia dell’illuminazione individuale, testimonianza di un pensiero forte, profetico, coraggioso.
Manlio Sgalambro, L’illusion comique (2013)
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Manlio Sgalambro, Della misantropia (2012)
«I più alti spiriti, se così vogliamo chiamarli, sono stati misantropi» osserva Sgalambro in questo suo ultimo libro. «L’Idea» infatti «è raggiungibile solo in uno stato di misantropia. Il misantropo non vede più l’uomo, la cui carne detesta, ma l’Idea dell’uomo». Scortato da questo presupposto, il filosofo prosegue qui il suo cammino solitario attraverso una filza di brevi trattati: da quello che dà il titolo al volume a Teoria del delinquente («In realtà il delinquente rappresenta l’Essere di cui si parla, nei palazzi del sapere, in maniera altisonante»); da Moraletta sulla teologia, «apologia del teologo, ma del teologo infedele», a Intransigenza e clownerie del saggista, sorta di autoritratto filosofico-letterario; da Dialoghetto tra Epicuro e Colote, che dietro l’apparenza del divertissement offre una purissima gemma speculativa, al vibrante Il discepolo («Nessuno deve entrare in una filosofia se non è disposto, almeno come possibilità, a non lasciarla per tutta la vita»), a De gubernatione, che delinea una critica del governare: «Non ci può essere offerta politica se non per coloro che non hanno niente, e che quindi non possono ‘rappresentarsi’ da sé».
Manlio Sgalambro, Marcisce anche il pensiero: frammenti di un poema (2011)
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Manlio Sgalambro, Nell’anno della pecora di ferro (apr. 2011)
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L’anno della pecora di ferro, secondo un antico calendario cinese, è quello del declino e dell’imbarbarimento. La stessa poesia diventa impoetica, un gesto laringo-buccale.
Manlio Sgalambro, Del delitto (2009)
«Se è vero che le vicende della sua vita sono parte integrante dell’importanza di Socrate, si deve comunque dare tutto il rilievo possibile al fatto che egli morì assassinato» dichiara perentoriamente Manlio Sgalambro. Tuttavia Platone «omette pietosamente quella parola», e dal canto suo Nietzsche afferma – certo a ragione – che «Socrate volle morire». Ma chi desidera morire, osserva Sgalambro, «si trova intrappolato in una insana contraddizione», giacché nello stesso tempo vuole vivere. E così fu anche per Socrate, che delegò infatti il compito a un «benefattore» (euergetikós) – così egli definì l’assassino – e con ciò introdusse una volta per tutte nella filosofia la figura dell’omicida. Eppure la speculazione filosofica ha per lo più evitato di porsi le domande cruciali che ne derivano: quale mistero cela il delitto in se stesso? Chi è l’assassino nella sua essenza? Domande che invece non teme di affrontare qui Sgalambro, tenace esploratore delle zone impervie del pensiero, spingendo lo sguardo verso quel punto dove l’espressione «“L’uomo è mortale” non significa in primis che “l’uomo muore” – insigne banalità concettuale –, ma che l’uomo è datore di morte».
Manlio Sgalambro, La conoscenza del peggio (2007)
«All’uomo non conviene considerare, riguardo a se stesso e riguardo alle altre cose, se non ciò che è l’ottimo e l’eccellente; e inevitabilmente dovrebbe conoscere anche il peggio, giacché la conoscenza del meglio e del peggio è la medesima» dice Platone in un passo del Fedone. Tuttavia, aggiunge Sgalambro, la filosofia si è invece legata strettamente solo al «meglio», tanto da identificarvisi, e lo stesso Platone non ha affrontato minimamente la conoscenza del peggio che raccomandava. Vi è stato, certo, un «pessimismo che si assunse il compito di avere a che fare col pessimum, ma passando attraverso la sofferenza», e facendoci pagare i lugubri stati d’animo del pessimista, mentre «solo dopo il dolore» compare il vero pessimismo. Verso quest’ultimo, dunque, non può che condurci un «fanatico della verità» come Sgalambro – e il «metodo pessimistico» sarà lo strumento conoscitivo di chi, come lui, «è stato gettato in pasto al pensiero». Un metodo che Sgalambro, filosofo asistematico per eccellenza, trasmette qui con il libero flusso di un pensiero erratico capace di suscitare inattese accensioni nella mente del lettore. Ma per tornare sempre, lungo un percorso le cui diversioni compongono in realtà un disegno di grande coerenza, al tema dominante, fulcro di un’opera filosofica fra le più notevoli dei nostri tempi.
Manlio Sgalambro, Quaternario: racconto parigino (2006)
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Manlio Sgalambro, De mundo pessimo (2004)
«Nello spirito vi sono ancora continenti da conquistare, scoperte e grandi viaggi» si legge in una delle pagine di questo libro, dove sono raccolti scritti che Sgalambro definisce con brillante sprezzatura «‘parerga’ che precedono, anziché seguire, un sistema ancora inesistente». E il viaggio cui ci invita – «scalando le vette della metafisica e buttandosi poi giù a capofitto» – è più aspro che mai. Da Sgalambro, d’altra parte, il lettore si aspetta non già un sistema, ma schegge vulcaniche, che qui si presentano sotto forma di brevi trattati: da De mundo pessimo (in cui la vulgata pessimista viene sottoposta a una critica radicale, in modo da sottrarre al pessimismo quel «troppo umano» concernente solo la ‘vita’ e individuare così il pessimum della totalità) al Dialogo sul comunismo (dove si oppone alle concezioni correnti l’idea di un «comunismo metafisico»); da De cœlo (in cui Sgalambro torna sui temi che innervano la Morte del sole, il libro che lo rivelò) a Della filosofia geniale (dove, muovendo da Schopenhauer, «si pone il problema se la filosofia non debba essere sottratta all’università e restituita al “genio”») a Contro la musica (nel quale si prendono le distanze dalla tradizione concettuale che fa capo a Bloch e Adorno per gettare le basi di «una critica dell’ascolto») – per concludere con una Lettera sull’empietismo e su un recente progresso della teologia, che riprende e sviluppa uno dei motivi fondamentali del pensiero di Sgalambro. «Scricchiola in qualche modo l’impalcatura che il mio spirito si è dato in tutta la vita» dice l’interlocutore del filosofo nel Dialogo. E non saranno pochi a condividere questa percezione.
Manlio Sgalambro, Opus postumissimum: frammento di un poema (2002)
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Manlio Sgalambro, Trattato dell’età (1999)
A partire da Cicerone, il tema della senilità ha sempre ispirato opere provvidamente consolatorie o delicatamente elegiache. Nella nostra epoca, votata all’idolatria della giovinezza – reale o apparente –, si preferisce eluderlo o ignorarlo. In questo aspro, spregiudicato Trattato dell’età Sgalambro ne fa invece il centro di una vibrante riflessione sul perenne disgregarsi delle cose arrecato dall’opera del tempo – poiché la vecchiaia è il «tempo duro e orribile, dove però si annida, assieme ad altri, il segreto dell’età».
Implacabile osservatore, incisivo e corrusco nella potenza delle immagini, Sgalambro sviluppa in poche, densissime pagine – sovvertendo molti fondamenti della speculazione corrente – le linee di una «metafisica dell’età» che diventerà lo specchio in cui si riflette la temibile sembianza della vecchiaia, oggettivazione dell’essenza distruttiva del mondo.
Manlio Sgalambro, Nietzsche: frammenti di una biografia per versi e voce (1998)
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Manlio Sgalambro, Teoria della canzone (1997)
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Manlio Sgalambro, La consolazione (1995)
Da molto tempo la filosofia tace – quasi ne fosse imbarazzata – sull’argomento della consolazione, così come trascura ostinatamente la figura del consolatore. Questi temi, tuttavia, benché spinti per comodità nei recessi più appartati, lontani dalla speculazione corrente, hanno continuato a informare occultamente il pensiero, tanto che forse non sarebbe illegittimo «riscrivere la storia della filosofia moderna dal punto di vista della consolazione». Se la vetta più alta della morale è la compassione, in virtù della quale un individuo riconosce se stesso nell’altro e agisce di conseguenza, il consolatore non prova che assoluta indifferenza nei riguardi dell’afflitto. Ma è proprio questa indifferenza a permettere il passaggio dalla compassione alla consolazione: «A me non importa nulla di te, ma solo così ti posso consolare». Al pari del cinico seduttore che, freddo come un rettile, finge l’amore dicendo ed eseguendo esattamente tutto ciò che schiude il cuore, così il consolatore mima la bontà con gesti artefatti. Le parole, le carezze di entrambi sono posticce, di cartapesta, nondimeno assolvono il loro compito, perché «c’è un inganno di cui, primo fra tutti, si rallegra mestamente l’ingannato».
In questo libro piccolo e denso, che ha la struttura di un trattatello, il pensiero viene indagato come dai grandi seicenteschi venivano indagate le passioni: nei suoi moti segreti, nella sua miseria e nella sua grandezza. Alla fine del percorso, che attirerà chiunque preferisca i sentieri aspri ai confortevoli itinerari accademici, il consolatore apparirà dunque «un truffatore, ma in senso superiore», e la consolazione si rivelerà come il contrassegno di quell’«età del gesto» preconizzata da Kant in cui, esaurite le risorse dell’agire, non rimarranno che le virtù taumaturgiche della parola.
Manlio Sgalambro, Dialogo sul comunismo (1995)
La ‘comunione’ della ricchezza materiale va in frantumi contro le parole di Malebranche: «Due uomini non possono nutrirsi d’uno stesso frutto, o abbracciare uno stesso corpo…». Il comunismo di Sgalambro è volto alle disparità metafisiche, alle disuguaglianze ontologiche, a ciò «… per cui uno è un genio e l’altro un parassita dell’essere… per cui uno è buono e l’altro malvagio…».
Manlio Sgalambro, Dell’indifferenza in materia di società (1994)
C’è un idolo dinanzi al quale i contemporanei, anche delle più opposte convinzioni, si mostrano bigotti: la società. Tutto viene ricondotto alla società quasi fosse la barriera ultima, oltre la quale non si distingue ciò che pure sarebbe forse più essenziale: la vita e la morte, il bene e il male, la felicità e l’infelicità. Come dando licenza a una furia a lungo repressa («Come si pronunciò un tempo, con orrore, “stato di natura”, così mi trovo a dire, con pari orrore, “stato di società”»), Sgalambro ha voluto, con questo pamphlet, scendere in mezzo alla «società» di cui tanto si parla per analizzare di che cosa è fatta. Sferzante, caustico, dichiaratamente provocatorio, ha così enunciato, con argomenti lucidi e appuntiti, le ragioni del suo dissociarsi da un amalgama politico-sociale dove la ricerca ansiosa della mediocrità va unita al desiderio di disprezzarla, in un circolo vizioso che permette di garantirsi con poca fatica una immeritata buona coscienza. La forma è diretta e bruciante, ma in filigrana si riconoscono i lineamenti di una «filosofia solitaria» che molti lettori hanno scoperto con ammirazione in questi ultimi anni.
Manlio Sgalambro, Contro la musica (1994)
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Manlio Sgalambro, Dialogo teologico (1993)
Sgalambro definisce questo scritto «una piccola macchina che smonta il concetto di Dio sino al suo scheletro». Diviso in due parti – la prima di soliloquio, inteso come «via regia della filosofia», e qui dedicato a un insolente e vigoroso autoritratto speculativo, che poi si diparte in «falso dialogo» –, questo breve testo sembra uscire dalle pieghe più nascoste della teologia medievale, là dove l’ossessiva attenzione a quella «massa d’essere» che è chiamata Dio aveva fatto crescere le piante avvelenate dell’avversione e della diffidenza: in breve, aveva allevato l’empietà all’ombra della scienza di Dio. Sgalambro rovescia brutalmente alla luce questo remoto e tenebroso passato con un gesto quanto mai moderno, possibile soltanto a partire da Schopenhauer – e che colpisce ben più a fondo le molli filosofie secolari oggi diffuse per il mondo che non l’aspra e antica sapienza teologica. «Ma uomo giusto è chi sa questo: che egli deve ‘annullare’ Dio quotidianamente affinché la misura dell’eterna giustizia quotidianamente si compia».
Manlio Sgalambro, Del pensare breve (1991)
La peculiarità del pensiero di Sgalambro non è forse mai apparsa così chiaramente come in questo libro, che si presenta come un «cervello messo a nudo», una rete di nervi speculativi, un monologo notturno, continuamente spezzato, fatto di rapide accensioni del pensiero, prima che torni alla sua tenebra naturale. Il contrario della verbosità sistematica, che pretende dalla realtà di essere «una volta per tutte pensiero». Qui invece pezzi sconnessi della realtà diventano pensiero «volta per volta». L’effetto è sconcertante e dà una scossa salutare. Il «metodo ipocondriaco» spregiato da Hegel come qualcosa che, nel migliore dei casi, potrebbe nascondere un «talento poetico», ma non speculativo, viene qui rivendicato ironicamente come il «sangue blu» del pensiero. Quanto al «talento poetico», ne testimonia la tensione della prosa, inconfondibile nella sua mescolanza di pathos e sarcasmo.
Manlio Sgalambro, Anatol (1990)
Anatol, la voce che parla in questo libro, è una mente che si racconta. Non accumula episodi. Disegna i tratti sghembi di un personaggio che ormai «un numero incredibilmente piccolo di individui» conosce: il filosofo. Come apparirà? «Pacifico, con l’aria di un conciapelli in vacanza … eppure i segreti del mondo passano per le sue mani». Subito l’aria trema di un sarcasmo violento. Questo filosofo è quanto di meno conciliante possiamo immaginare. Con lui torniamo a sentire «quel che di cupo e fatale c’è in fondo a ogni idea». Quale funzione si attribuisce? Riscrivere Il mondo come volontà e rappresentazione di Schopenhauer, «senza cambiarne una riga», con un solo corollario: che il mondo è rappresentazione di una rappresentazione. «Riteneva che era più esaltante ridire che inventare». Però, se vogliamo sentire qualcosa che ci fa sussultare per la sua novità, a proposito di parole abusate o impossibili come tecnica o bello o bene, apriamo le pagine di questo libro… E ricordiamo: «La filosofia genera mostri e non toilettes de circonstance».
Manlio Sgalambro, Del metodo ipocondriaco (1989)
Il pensiero breve accompagna il tedio del vivere in un modo sinistro. «L’aforisma è l’uso pessimistico della scrittura». Pensare dunque è un rapido lasso, un angoscioso intervallo, mentre la macina della vita esegue il suo perfetto piano. Il metodo ipocondriaco finisce col dividere ogni problema in tante parti minori per meglio risolverlo, dando ragione a Descartes. Ma così capitò. L’autore non se l’era proposto.
Manlio Sgalambro, Trattato dell’empietà (1987)
«Osservare freddamente Dio – caldamente, lo fu già abbastanza». Per questa impresa, che è già in sé un’empietà, Sgalambro si è scelto come invisibili protettori quei grandi teologi dimenticati, come Suárez o Melchor Cano, che sapevano trattare di Dio con cupa professionalità. Qui, come ancora in Spinoza e in Schopenhauer, Dio torna a essere il mondo nella sua profonda estraneità, nella sua avversione al soggetto, che attacca fino a ucciderlo, nella sua controfinalità. Mentre oggi la filosofia dei disincantati è diventata almeno altrettanto consolatoria della filosofia dei bigotti, e per essa, alla fine, tutto va bene perché tutto è ugualmente infondato, il fosco sguardo del teologo fa risorgere il mondo quale alterità nemica, quale rocciosa resistenza al pensiero, quale catena delle cause che stringe in una morsa, «come una costrizione fisica».
Per praticare questo superiore «cinismo teologico» non occorre devozione, fede e sentimento, ma la capacità di guardare attraverso un vetro tentando di vedere il vetro, l’arte di «pensare contro se stessi», di avvolgersi nella vita della mente come nell’unica vera che ci sia concessa. Si traccia così una teologia non religiosa, oggi possibile «come ieri le geometrie non euclidee». E le figure del passato – si tratti di Proust o di Plotino, di Warburg o di Mauthner, di Renan o di Hegel – vi appaiono impigliate in un nuovo ordine di rapporti, che è illuminante. Un pensiero di questa specie non può che essere solitario all’estremo e risultare impenetrabile per chi è fedele all’«oscurantismo dell’illuminismo». Ma la superba asprezza di questo libro apparirà salutare a chiunque rifugga quei «tiepidi» che costituiscono gran parte della filosofia contemporanea.
Manlio Sgalambro, La morte del sole (1982)
In questo libro parla un filosofo di cui non sapremo fino all’ultimo a quale scuola appartenga. Ma subito percepiamo il suo timbro: è un pensiero che ci offre il suo stile prima ancora dei suoi concetti. Vagando fra gli imponenti relitti della storia della filosofia, Sgalambro risale alla celebrata conversione del «vero» nel «certo», che si compie con Descartes – e, con freddezza protocollare, riconosce nei passi successivi la graduale cancellazione dell’«unilateralità scandalosa del vero». Insieme al «vero», nel suo baldanzoso avanzare, la filosofia progressiva tendeva a sbarazzarsi del «mondo», in quanto origine di quel terrore da cui la filosofia era nata e che ormai la macchiava soltanto. La transizione dall’illuminismo all’idealismo appare allora come il passaggio da un tentativo di guardare il mondo senza terrore a una risoluzione di abolire il mondo stesso, mentre il terrore intanto continua a crescere. La «prassi» infatti – ora adorata come un tempo l’Uno – non riesce a nascondere la visione che, a poco a poco, la scienza svela: quella dell’universo disincantato come di un immane mostro, acefalo e caotico, avvicinabile soltanto nell’ostile linguaggio dei numeri. Da allora, scrive Sgalambro, il «lutto matematico» avvolge le cose. Così si sviluppa, nella seconda metà dell’Ottocento, l’ossessione della «morte del sole», condannato dalla termodinamica, «spietata erede dei problemi della ‘salvezza’». La morte termica prende il posto dell’eschaton redentore. Il fantasma del sole in agonia si avventa da un futuro cosmico sul secolo della civiltà trionfante e lo paralizza in un tableau vivant della catastrofe. Per Sgalambro, questo quadro diventa lo sfondo di un magistrale tentativo di morfologia della décadence. Il suo è un procedere per incursioni rapidissime, non solo fra le grandi ombre di Kant, di Spinoza, di Schopenhauer, «voce dell’ultima filosofia cosmologica dell’Occidente», ma in tutto il frastagliato terrain vague del moderno, dove troviamo – quali altrettanti guardiani della soglia – Poe e Proust, Warburg e Simmel, Benn e Spengler. Sulle loro pagine, come su una Vanitas ingombra di oggetti abbandonati e lucenti, si posa lo sguardo complice dell’allegorista saturnino. Mentre con asprezza, con staffilante sarcasmo Sgalambro osserva il motore indefesso del nostro mondo, la macchina anonima di un «pensiero, che da quando è il più reale – in quanto fare, creare, produrre – non ha più realtà» e oggi assiste alla più desolata delle scene: non già alla deprecata «crisi dei valori», ma al loro squallido realizzarsi. A quel pensiero si contrappone, prima ancora che un pensiero avverso, un’altra percezione: quella del Roderick Usher di Poe, immagine di coloro «ai quali qualcosa di improvviso ha restituito il senso della realtà» e nell’indistinto fruscio della città mondiale odono l’eco del rumore originario: «La filosofia moderna ha inizio col dubbio, ma la filosofia eterna ha inizio col terrore».
Album
Manlio Sgalambro, Fun club (2001)
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Singoli
Manlio Sgalambro ft. Mab, La canzone della galassia (2009)
La canzone della galassia [The galaxy song]
Quando la vita ti butta giù signora Brown e le cose sembrano difficile e dure e la gente è stupida odiosa o sciocca e tu senti che sei stata quieta abbastanza ricorda che stai in piedi su un pianeta che si muove e gira a 900 miglia all’ora che orbita si dice a circa 19 miglia al secondo intorno al sole il sole e quelle stelle che possiamo intravedere si muovono a un milione di miglia al giorno e a 40 miglia all’ora la galassia che chiamiamo Via Lattea contiene centinaia di bilioni di stelle da lato a lato anni e anni luce nel mezzo si rigonfia ma dalla nostra parte è solo 3000 anni luce siamo distanti circa 30.000 anni luce giriamo ogni 200 milioni d’anni questa galassia è solo una di milioni di bilioni di questo sorprendente universo le stelle il cielo il sole e io e te e noi e voi e voi e noi Plutone Sirio Giove l’universo stesso continua ad espandersi e può sfrecciare in ogni direzione più veloce che esso può come la luce milioni di miglia al minuto quando tu ti senti piccolo e insicuro pensa a come tutto è inverosimile prega che ci sia da qualche parte una vita intelligente perché qui non c’è un cazzo di niente
musica e testo di Eric Idle e Trevor Jones / traduzione dall’inglese all’italiano di Franco Battiato e Manlio Sgalambro
Collaborazioni
Album
Franco Battiato & Pinaxa, Joe Patti’s experimental group (2014)
Come un branco di lupi
«Come un branco di lupi che scende dagli altipiani ululando o uno sciame di api accanite divoratrici di petali odoranti precipitano roteando come massi da altissimi monti in rovina» (1)
musica di Franco Battiato e Pinaxa / testo di Manlio Sgalambro
(1) «come un branco di lupi che scende dagli altipiani ululando o uno sciame di api accanite divoratrici di petali odoranti precipitano roteando come massi da altissimi monti in rovina» — L’ignoto (musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro)
Giuni Russo, Il ritorno del soldato Russo (2014)
Il ritorno del soldato
Le strette gole di un monte attorcigliato percorreva il soldato la strada circondato da abissi ma fermerà il suo passo ora tornava l’immagine è tutto ciò che ci resta in questa età funesta miseri siamo sconvolto è il nostro tempo viviamo di immagini vincolo iper-uranico di questa umanità rientriamo nella caverna tra i dormienti di Efeso ci assediano mostri esseri prepotenti vampiri rientriamo nell’utero compagni quante battaglie negli occhi di quel soldato con il viso ancora bambino ne aveva uccisi tanti corpi sporchi di sangue tornava ma non aveva casa dove andare l’immagine è tutto ciò che ci resta in questa età funesta miseri siamo sconvolto è il nostro tempo viviamo di immagini vincolo iper-uranico di questa umanità rientriamo nella caverna tra i dormienti di Efeso ci assediano mostri esseri prepotenti vampiri rientriamo nell’utero compagni le strette gole di un monte attorcigliato percorreva il soldato la strada ora tornava ma non aveva casa dove andare tornava quante battaglie negli occhi
musica di Franco Battiato, Giuni Russo e Maria Antonietta Sisini / testo di Manlio Sgalambro
Franco Battiato, Apriti sesamo (2012)
Un irresistibile richiamo
Era magnifico quel tempo com’era bello quando eravamo collegati perfettamente al luogo e alle persone che avevamo scelto prima di nascere il tuo cuore è come una pietra coperta di muschio niente la corrompe il tuo corpo è colonna di fuoco affinché arda e faccia ardere le mie braccia si arrendono facilmente le tue ossa non sentono dolore i minerali di cui siamo composti tornano ritornano all’acqua un suono di campane lontano irresistibile il richiamo che invita alla preghiera del tramonto gentile è lo specchio guardo e vedo che la mia anima ha un volto ti saluto divinità della mia terra il richiamo mi invita il tuo cuore è come una pietra coperta di muschio niente la corrompe il tuo corpo è colonna di fuoco affinché arda e faccia ardere un suono di campane lontano irresistibile il richiamo che invita alla preghiera del tramonto
musica di Franco Battiato / testo di Franco Battiato e Manlio Sgalambro
citazioni da Teresa d’Avila
Testamento
Lascio agli eredi l’imparzialità la volontà di crescere e capire uno sguardo feroce e indulgente per non offendere inutilmente lascio i miei esercizi sulla respirazione Cristo nei vangeli parla di reincarnazione lascio agli amici gli anni felici delle più audaci riflessioni la libertà reciproca di non avere legami e mi piaceva tutto della mia vita mortale anche l’odore che davano gli asparagi all’urina / we never died we were never born / il tempo perduto chissà perché non si fa mai riprendere i linguaggi urbani si intrecciano e si confondono nel quotidiano «fatti non foste per vivere come bruti ma per seguire virtute e conoscenza» (1) «l’idea del visibile alletta» (2) la mia speranza aspetta appesi a rami spogli gocce di pioggia si staccano con lentezza mentre una gazza in cima ad un cipresso guarda peccato che io non sappia volare ma le oscure cadute nel buio mi hanno insegnato a risalire e mi piaceva tutto della mia vita mortale noi non siamo mai morti e non siamo mai nati / we never died we were never born
musica di Franco Battiato / testo di Franco Battiato e Manlio Sgalambro
(1) «fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza» — Dante Alighieri, Divina commedia, XXVI
(2) «l’idea del visibile alletta» — Manlio Sgalambro, Del metodo ipocondriaco, XIV
Quand’ero giovane
Quand’ero giovane andavo a letto tardi sempre vedevo l’alba dormivo di giorno e mi svegliavo nel pomeriggio ed era sera era già sera la notte non mi piace tanto l’oscurità è ostile a chi ama luce si accavallano i giorni come onde ci sovrastano le cattive notizie in questi tempi di forti tentazioni ci sommergono dobbiamo seguire la nostra coscienza e le sue norme viva la gioventù che fortunatamente passa senza troppi problemi vivere è un dono che ci ha dato il cielo uscendo dai locali mi capitava di vedere code di macchine sostare al parco Ravizza o al monumentale la merce era il sesso compravano sesso e spesso diverso viva la gioventù che fortunatamente passa senza troppi problemi vivere è un dono che ci ha dato il cielo andavamo a suonare nelle sale della Lombardia e c’era un’atmosfera eccezionale la domenica di pomeriggio in quelle balere si divertivano a ballare operai e cameriere era passata un’altra settimana
musica di Franco Battiato / testo di Franco Battiato e Manlio Sgalambro
Passacaglia
«Come ti inganni se pensi che gli anni non han da finire è breve il gioire i sani gli infermi i bravi gli inermi è un sogno la vita che par sì gradita» (1) vorrei tornare indietro per rivedere il passato per comprendere meglio quello che abbiamo perduto viviamo in un mondo orribile siamo in cerca di un’esistenza «la gente è crudele e spesso infedele nessun si vergogna di dire menzogna i giovani i putti e gli uomini tutti non vale il fuggire si plachi l’ardire» (2) vorrei tornare indietro per rivedere gli errori per accelerare il mio processo interiore ero in quinta elementare entrai per caso nella mia esistenza fatta di giorni allegri e di continue esplorazioni e trasformazioni dell’io «come ti inganni se pensi che gli anni non han da finire è breve il gioire» (1) vorrei tornare indietro nella mia casa d’origine dove vivevo prima di arrivare qui sulla terra entrai per caso nella mia esistenza di antiche forme di insegnamenti e trasformazioni dell’io
musica di Franco Battiato / testo di Franco Battiato e Manlio Sgalambro
(1) «[oh] come t’inganni se pensi che gl’anni non hann’ da finire [bisogna morire] è un sogno la vita che par sì gradita è breve gioire […] i sani gl’infermi i bravi gl’inermi» — Passacaglia della vita (musica e testo di Stefano Landi)
(2) «che plachi l’ardire […] non val il fuggire […] la [morte] crudele [a tutti è] infedele ogn’uno svergogna [morire bisogna è pur ò pazzia o gran frenesia par] dirsi menzogna […] i giovani i putti e gl’huomini tutti» — idem
La polvere del branco
Do you know Tulku Urgyen have you ever heard of him do you know the seekers of the truth have you ever heard of these / ci crediamo liberi ma siamo prigionieri di case invadenti che ci abitano e ci rendono impotenti ci crediamo liberi ma siamo prigionieri che remano su navi inesistenti si solleva la polvere del branco accanita e misteriosa ci crediamo liberi ma siamo schiavi milioni di ombre sperdute rumorosi andiamo per le strade alzando solo polvere / millions of shadows walking into nothingness / ti dico che nulla mi inquieta ma tu mi dai sui nervi ho voglia di appartarmi e di seguire la mia sorte perché morire è come un sogno «pura inaccessibile avvolta in un’eterna ombra solitaria oscurità impenetrabile intensa impervia immensa» (1) «ha dato vita agli dei» (2) «nessun uomo ha mai sollevato il suo velo» (3) «pura inaccessibile avvolta in un’eterna ombra» (1) ci crediamo liberi ma siamo schiavi milioni di ombre sperdute rumorosi andiamo per le strade alzando solo polvere / millions of shadows walking into nothingness millions and millions of shadows
musica di Franco Battiato / testo di Franco Battiato e Manlio Sgalambro
(1) «wrapt in eternal solitary shade th’ impenetrable gloom of light intense impervious inaccessible immense» — William Jones, A hymn to Narayena
(2) «[and the rosy dawn arose from the noble bed of Tithonus] and brought light to the gods [and mortal men]» — Omero, Odissea
(3) «no mortal man has lifted my veil» — iscrizione del velo di Iside
Caliti junku
«Che farò senza Euridice dove andrò senza il mio bene che farò dove andrò che farò senza il mio bene» (1) / «per aspera ad astra» (2) / «le asperità conducono alle stelle» (2) un antico detto cinese o tibetano forse arabo o siciliano dice così / «caliti junku ca passa la china caliti junku» (3) dâ sira â matina / milioni di anni luce la legge che esprima si illumina di cielo / mindfulness / «la forma è sostanza» (4) mentre il vento mi porta improvvise allegrie / «caliti junku ca passa la china caliti junku» (3) dâ sira â matina «caliti junku» (3) / do you see the dramatic escalation of violence the world outside is insane it’s full of evils without wasting time we take refuge in the empty essence / «caliti junku» (3) dâ sira â matina «caliti junku» (3)
musica di Franco Battiato / campionamenti da Orfeo ed Euridice (musica di Christoph Gluck / testo di Ranieri De’ Calzabigi) / testo di Franco Battiato e Manlio Sgalambro
(1) «che farò senza Euridice dove andrò senza il mio bene che farò dove andrò che farò senza il mio bene» — Orfeo ed Euridice (musica di Christoph Gluck / testo di Ranieri De’ Calzabigi)
(2) «per aspera ad astra» — proverbio
(3) «calati juncu ca passa la china» — proverbio
(4) «la forma è sostanza» — proverbio
Aurora
«Vento tu che sei passato sul sobborgo ed hai abbeverato le colline assetate porta a me le cupe nuvole affinché le possa riempire d’acqua con le mie lacrime borghi verso i quali si incamminano le disgrazie come lupi che si incamminano nella selva là dove ho accompagnato i leoni all’acqua ed ho visitato tane di gazzelle dietro di te oh mare ho un paradiso da scoprire dove c’è contentezza e miseria alcuna se di giorno penso di conquistare la sera tu me lo rinneghi ho ceduto ai desideri che il mare mi ha proibito di incontrare e farò della mezzaluna un battello per abbracciare l’ardere di quel fuoco oh tu aurora portami la luce» (1) la mente è qualcosa di stupefacente un tesoro che soddisfa il desiderio uno scrigno di ogni possibile cosa
musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro / traduzione dall’arabo all’italiano di Nabil Salameh
(1) Ibn Hamdis, Diwan
Il serpente
All’uomo fu detto tu camminerai in eterno viaggerai e l’ombra ti porterai addosso i suoi occhi guardavano stupiti le mani forti e pallide si aggirava nelle dolenti città d’occidente in cupe società dove trine e stracci si mischiavano noi viviamo tutti gridavano il denaro strisciava come il serpente nelle città d’occidente così si celebrava ma da qualche parte un uomo nuovo nasceva all’uomo si disse tu camminerai in eterno viaggerai e l’ombra ti resterà addosso camminava come gli era stato detto senza sostare camminava gli si incupiva il viso ma il cuore infiammato lo guidava un raggio di luce attraversò un cielo nero e minaccioso andando a illuminare un albero di ciliegio in fiore davanti ai suoi occhi increduli e sbalorditi si accorse che qualcosa di metafisico era accaduto scoprì di colpo l’esperienza del bianco il denaro striscia come il serpente nelle città d’occidente così si celebra ma da qualche parte un uomo nuovo sta nascendo
musica di Franco Battiato / testo di Franco Battiato e Manlio Sgalambro
Apriti sesamo
Apriti sesamo sorrideva Shahrazād e i suoi denti come fili di perle come chicchi di grandine come fiori scintillavano al sole per la grandezza di Allah dalla sua bocca le più belle fiabe trovavano vita per il re cominciò così la bella a raccontare di Alì Babà e dei quaranta ladroni apriti sesamo Alì aveva seguito di nascosto come un’ombra una banda di ladri camminavano nel bosco in fila indiana arrivarono davanti ad una grande grotta nascosta da cespugli il loro capo imperioso ordinò sesamo apriti la roccia girò su sé stessa e come porta si spalancò monete d’oro pietre preziose sciabole scintillanti e tappeti di Bukhara apriti sesamo orci di vino pregiato vasi pieni di luce lunare che illuminavano attorno per il piacere degli occhi quando i ladri si allontanarono al galoppo ed erano ormai lontani Alì Babà si fece coraggio e palpitava il suo cuore come mille cavalli impaurito e tremante ripeté la formula magica sesamo apriti la roccia girò su sé stessa e come porta si spalancò a quel punto sorto il giorno Shahrazād si interruppe e la fiaba finì
musica di Franco Battiato / campionamenti da Shahrazād (musica di Nikolaj Rimskij-Korsakov) / testo di Franco Battiato e Manlio Sgalambro
citazioni da Le mille e una notte
Alice, Samsara (2012)
Eri con me
Siamo detriti relitti umani trascinati da un fiume in piena che non conosce soste né destinazione la nostra mente le nostre azioni sono la causa gli effetti invece il nostro destino ciò che deve accadere accadrà qualunque cosa facciamo per evitarlo ciò che deve accadere accadrà perché è già accaduto «eri con me ma io non ero con te» (1) sei con me ma io non sono con te ero con te ma tu non eri con me viviamo nell’impermanenza nell’incertezza della vita condizionata ma ci ricorderemo di noi segretamente arriverà il giorno atteso a schiudere gli impediti passaggi prepariamoci a nuove esistenze «eri con me ma io non ero con te» (1) sei con me ma io non sono con te ero con te ma tu non eri con me
musica di Franco Battiato / testo di Franco Battiato e Manlio Sgalambro
(1) «mecum eras et tecum non eram» — Sant’Agostino, Confessiones, X
Franco Battiato, Telesio: opera in due atti e un epilogo (2011)
Atto 1
Prologo 1
Temperamento collerico sanguigno umore allegro lo spiro anima la terra e le piante la pietra grezza tutto sente e palpita rumori per le vie voci e grida d’allegria
musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
Inizio
Se si ritornasse veramente a se stessi nel senso auspicato da Agostino nel senso del «reditus in se ipsum» (1) sparendo il mondo esterno sparendo la natura spariremmo noi stessi dobbiamo riversarci interamente fuori di noi per essere
musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
(1) Sant’Agostino
Ouverture
Giuro di arrivare alle profondità più abissali di scalare vette errare anch’io nei boschi o dove sia sono un essere dormiente incerto e oscillante tra realtà e sogno
musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
Il sogno
Si leva il vento delle parole l’armonia e la proporzione dirigono il pensiero deserta brulla la terra non più turbata brilla alla luce / Bernardinus Cosentinus hæc cogitabat «quoniam igitur solum cœlum et terra sola primæ principesque mundi partes et a quibus reliqua constituuntur apparent et calor modo e rebus quæ cœlo et frigus ex iis quæ terræ agree videntur» (1)
musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
(1) «quoniam igitur solum cœlum et terra sola primae principesque mundi partes et a quibus reliqua constituuntur apparent et calor modo e rebus quae cœlo et frigus ex iis quae terrae insunt agere videntur» — Bernardino Telesio, De rerum natura iuxta propria principia
Duplice intelletto
Dato che l’uomo contrariamente agli altri animali non intende e desidera soltanto le cose sensibili e mortali che si riferiscono alla sua conservazione presente ma anche le cose divine e immortali che si riferiscono alla sua salute eterna sembra che gli si debba attribuire un duplice desiderio e un duplice intelletto
musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
Le stimmate
Le stimmate dell’assunzione si imprimono sulle cose cadevano dunque i veli al suo pensare le spine e le corolle cadevano respirava la terra restituita al nobile spazio ai cieli odoroso sasso in cui Dio si immonda / quum quo nullus Deum divinaque entia sensus attingere potest / vai sciogliti al vento mugolò l’asse della terra segui l’incanto del suo moto il suo discanto caldo e freddo cielo e terra l’archiepiscopo della filosofo li trasforma in danza celebrate mura il tempio della mente le accoglie portale trapunto di terreni sillogismi le parole non sono mortali se le udiamo a tanta distanza oh caravanserraglio di argomenti oh dolce cosentino la luce riprende risplende l’ombra scompare fenditure invisibili
musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
Fine del sistema solare
Vivo sul finire del sistema solare a quel che pare svestirsi vestirsi alzarsi coricarsi e continuare a vivere come niente se non si sveglia quel che chiamiamo spirito che dorme ben poco ci resta
musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
Corale
«Alterium actiones et proprias passiones sentienti mutuum contactum sentire et summopere eo oblectari» (1) / dove si avverte di nuovo la sostanzialità del pensare il pensare è tutto vivere filosoficamente in ciò non si scorge né audacia né il cosiddetto coraggio delle proprie opinioni / «alterium actiones et proprias passiones sentienti mutuum contactum sentire et summopere eo oblectari viæ et aditus» (1)
musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
(1) «alterium actiones et proprias passiones sentienti mutuum contactum sentire et summopere eo oblectari» — Bernardino Telesio, De rerum natura iuxta propria principia
Danza 1
La notte distende i miei nervi e l’ulivo sussurra animato dal suo stesso suono studio fiori e il profumo dei loro corpi mortali mi arriva col vento mattutino
musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
Atto 2
Prologo 2
Molto spesso le cose sono costituite da nature che sono penetrate oscure e impure la sostanza è turbata dall’operazione terrena e di conseguenza non opera secondo la sua propria natura
musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
Abiuras
Abiuras inquisitio in præterita est
musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
Il freddo e il caldo
Mi diedi a studiare il freddo e il caldo come chi rabbrividisce e arde così trovai in me stesso una prova ancora di entrambi come chi rabbrividisce e arde
musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
Benedictus
L’esecuzione della messa di Giovanni Pierluigi da Palestrina in memoria di papa Marcello a cui ebbi l’onore di assistere fu memorabile il Benedictus mi sollevò facendomi percepire altre dimensioni
musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
Un amore romano
………
musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
L’esistenza di Dio
«Quæ Deum esse et rerum omnium conditorem nobis declarare possunt» (1)
musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
(1) «quæ Deum esse et rerum omnium conditorem nobis declarare possunt» — Bernardino Telesio
Scampanio
Ospite sono del regno cerebrale ingordo di stelle luccicanti di venti fulmini e mari di colori e sapori mi espongo al crollo alle rovine pensare mi riesce ancora mi riserva sorprese
musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
Attende Domine
………
musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
Devota precisazione
Le passioni a causa delle quali l’uomo si addormenta non sono proprio dell’anima immessa da Dio ma dello spirito tratto dal seme il cielo e la terra sono destinati a trasformarsi o a perire
musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
Adriano Celentano, Facciamo finta che sia vero (2011)
Facciamo finta che sia vero
Facciamo finta che sia vero quello che vi dico ma è giusto essere per forza governati siamo nelle mani del peggiore stile di vita nelle mani di insensati governanti che si danno il turno mentre navighiamo senza più comando in preda alla tempesta quando ero giovane ho visto altri mondi un’altra razza di esseri umani volavano corpi di arcobaleni nel cielo stavamo bene sveglia svegliamoci «dormienti in stato di sonno perenne» (1) i servi del potere si vendono per quattro soldi pappagalli ammaestrati che ripetono ossessivamente sempre le stesse irresponsabili bugie dobbiamo risvegliare adesso le coscienze adesso forse è troppo tardi com’era bella negli anni ’60 Milano sotto una luce dorata vedevo corpi di arcobaleni nel cielo Milano sotto una luce volavano corpi di arcobaleni nel cielo
musica di Nicola Piovani / testo di Franco Battiato e Manlio Sgalambro
(1) «dormienti in stato di [trance] perenne» — In trance (musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro)
Milva, Non conosco nessun Patrizio! (2010)
Non conosco nessun Patrizio!
Strana stagione l’una e l’altro distaccati di noi non sappiamo più niente il cammino di un tempo i giochi insieme ora si sono pure separati folate di vento hanno portato via le nostre vite il nostro desiderio forte e insonne si era fatto tenue e sopito inconsistente quando qualcuno mi chiede come stai rispondo che non conosco nessun Patrizio quando qualcuno mi chiede come stai adesso passo il mio tempo camminando in questa anonima città e incontro volti indifferenti indisponenti tristi allegri interessanti e mi accorgo che non mi manchi e che potevo vivere senza ho vissuto troppo tempo in passionalità il turbinio dei sensi non si acquieta quando qualcuno mi chiede come stai rispondo che non conosco nessun Patrizio quando qualcuno mi chiede come stai ieri mia madre mi ha chiesto di te le ho detto che ti ho cancellato anche dalla lista dei miei nemici le ho detto che ti ho cancellato per sempre e mi accorgo che non mi manchi e che potevo vivere senza
musica di Franco Battiato e Juri Camisasca / testo di Manlio Sgalambro
Franco Battiato, Inneres Auge: il tutto è più della somma delle sue parti (2009)
Inneres Auge
«Come un branco di lupi che scende dagli altipiani ululando o uno sciame di api accanite divoratrici di petali odoranti precipitano roteando come massi da altissimi monti in rovina» (1) uno dice che male c’è a organizzare feste private con delle belle ragazze per allietare primari e servitori dello stato non ci siamo capiti e perché mai dovremmo pagare anche gli extra a dei rincoglioniti «che cosa possono le leggi dove regna soltanto il denaro la giustizia non è altro che una pubblica merce» (2) «di cosa vivrebbero ciarlatani e truffatori se non avessero moneta sonante da gettare come ami tra la gente» (3) la linea orizzontale ci spinge verso la materia quella verticale verso lo spirito / inneres Auge das innere Auge / con le palpebre chiuse si intravede un chiarore che con il tempo e ci vuole pazienza si apre allo sguardo interiore / inneres Auge das innere Auge / la linea orizzontale ci spinge verso la materia quella verticale verso lo spirito ma quando ritorno in me sulla mia via a leggere e studiare ascoltando i grandi del passato mi basta una sonata di Corelli perché mi meravigli del creato
musica di Franco Battiato / testo di Franco Battiato e Manlio Sgalambro
(1) «come un branco di lupi che scende dagli altipiani ululando o uno sciame di api accanite divoratrici di petali odoranti precipitano roteando come massi da altissimi monti in rovina» — L’ignoto (musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro)
(2) «quid faciunt leges ubi sola pecunia regnat […] ergo iudicium nihil est nisi publica merces» — Gaio Petronio Arbitro, Satyricon, XIV
(3) «unde plani unde levatores viverent nisi aut locellos aut sonantes aere sacellos pro hamis in turbam mitterent» — ivi, XCL
‘U cuntu
‘U sennu stamu piddennu ‘u sennu ti ni stai accuggennu ‘unni stamu jennu a finiri ccu ‘stu munnu ca sta ‘mpazzennu luceunu ‘i stiddi dda luntanu supra ‘u mari li cosi cari parunu cchiù beddi nan sacciu cchi fu ajeri visti ‘a motti addummisciuta ‘nda ‘na gnuni nan si vosi arrusbigghiari / hic et nunc non habeo dispositionem mentis latus mundi insanus est malius imbutus malis libidinibus
musica di Franco Battiato / testo di Franco Battiato e Manlio Sgalambro
Carmen Consoli, Elettra (2009)
Marie ti amiamo
……… / Marie a déjà oublié toutes les chansons de Noël mon Dieu qu’est-ce qu’elle a fait elle a déjà péché / qualcuno dice che gli elicotteri spaventano gli uccelli che stiamo diventando indifferenti e senza più sensibilità / Marie a déjà oublié toutes les mauvaises pensées mon Dieu qu’est-ce qu’elle a fait elle a déjà tué / a notte il corpo della luna incanta ma io l’ignoro appena il cielo si sveglia profumano i giardini di zagare e gelsomini codici smarriti linguaggi segreti codici smarriti come stai / Marie a déjà souffert toutes les peines de l’enfer on va alléger ses pieds elle a tué sa mère oh Marie je t’aime Marie on t’aime / conservi memoria nelle tue radici / ……… / stop
musica di Franco Battiato e Carmen Consoli / testo di Franco Battiato, Carmen Consoli e Manlio Sgalambro
Franco Battiato, Fleurs 2 (2008)
Tutto l’universo obbedisce all’amore
Rara la vita in due fatta di lievi gesti e affetti di giornata consistenti o no bisogna muoversi come ospiti pieni di premure con delicata attenzione per non disturbare ed è in certi sguardi che si vede l’infinito stridono le auto come bisonti infuriati le strade sono praterie accanto a grattacieli assolati come possiamo tenere nascosta la nostra intesa ed è in certi sguardi che si intravede l’infinito «tutto l’universo obbedisce all’amore» (1) come puoi tenere nascosto un amore ed è così che ci trattiene nelle sue catene «tutto l’universo obbedisce all’amore» (1) come possiamo tenere nascosta la nostra intesa ed è in certi sguardi che si nasconde l’infinito «tutto l’universo obbedisce all’amore» (1) come puoi tenere nascosto un amore ed è così che ci trattiene nelle sue catene «tutto l’universo obbedisce all’amore» (1)
musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
(1) «tout l’univers obéit à l’amour» — Jean de la Fontaine
Del suo veloce volo [Frankenstein]
E chissà dove sarai amico ripensandoti ti rivedo in me la visione che avevi dell’amore la tua ironia e chissà dove sarai spesso da ragazzi passavamo insieme sere inutili e fu in un giorno di festa per gioco lo so io lo so lessi nella tua mano vidi sulla mano la tua fine e così oggi dalla mia memoria scelgo il meglio della vita e del suo veloce volo che finisce come sempre accade troppo presto qualcosa un po’ di te mi è rimasta dentro indimenticabile per gioco lo so io lo so lessi nella tua mano vidi sulla mano la tua fine
musica e testo di Antony Hegarty / traduzione dall’inglese all’italiano di Franco Battiato e Manlio Sgalambro
Tibet
We cannot excuse you for your behaviour the great China the divine empire has fallen into dishonour politicians kill the monks refusing to listen and to reason keep your hands off Tibet / «om ah hum vajra guru pema siddhi hum» (1)
musica di Franco Battiato / testo di Franco Battiato e Manlio Sgalambro
(1) Vajra guru mantra
Fiorella Mannoia, Il movimento del dare (2008)
Il movimento del dare
Imparo dalle rose il movimento del dare dagli insetti come difendersi e percepire dagli uccelli come si possa estrarre succo dalle foglie così parlo a te che non so chi sei abbiamo imparato dalle donne come illudere e conquistare dai genitori a non rubare dai bambini a giocare senza porsi limiti seguendo la nostra visione del mondo l’allegria ci passa accanto tra assordanti rumori abbiamo perso tempo e lacrime e nella vita a sorridere e sopportare nelle chiese a non pregare nelle scuole a non comprendere e ad ascoltare altre visioni del mondo giardini e notti ci attendono di nuovo nell’anno che verrà l’oscurità non ci fa più paura ormai imparo dalle rose il movimento del dare dagli insetti come difendersi e percepire
musica di Franco Battiato / testo di Franco Battiato e Manlio Sgalambro
Lilies on Mars, Lilies on Mars (2008)
Maori legend
«Dio stesso creò la canzone la impastò di lagrime e di sangue e vi mescolò il riso per renderla morbida vi aggiunse sofferenza e dolore di giornata poi le ordinò di divertire» (1)
musica di Lilies on Mars [Marina Cristofalo e Lisa Masia] / testo di Manlio Sgalambro
(1) «Dio stesso creò la canzone la impastò di lagrime e di sangue e vi mescolò il riso per renderla morbida vi aggiunse sofferenza e dolore di giornata poi le ordinò di divertire» — Manlio Sgalambro, Teoria della canzone, 20 (Legenda maori)
Franco Battiato, Il vuoto (2007)
Il vuoto
Year play rest my way day thing man your world life the hand part my child eye woman cry / tempo non c’è tempo sempre più in affanno inseguo il nostro tempo vuoto di senso di vuoto e persone quante tante persone un mare di gente nel vuoto / year play rest my way day thing man your world life the hand part my child eye woman cry place work week end your case point government the company my company number group the problem is in fact money / tu sei quello che tu vuoi ma non sai quello che tu sei danni fisici psicologici collera e paura stress sindrome da traffico ansia stati emotivi primordiali malesseri pericoli imminenti e ignoti disturbi sul sesso venti di profezia parlano di dei che avanzano / year play rest my way day thing man your world life the hand part my child eye woman cry place work week end your case point government the company my company number group the problem is in fact money / tu sei quello che tu vuoi ma non sai quello che tu sei tempo non c’è tempo sempre più in affanno inseguo il nostro tempo vuoto di senso di vuoto danni fisici psicologici collera e paura stress sindrome da traffico ansia stati emotivi primordiali malesseri pericoli imminenti e ignoti disturbi sul sesso venti di profezia parlano di dei che avanzano tu sei quello che tu vuoi ma non sai quello che tu sei / case point government and company my company number group the problem is in fact money / tempo non c’è tempo sempre più in affanno inseguo il nostro tempo vuoto di senso di vuoto
musica di Franco Battiato / testo di Franco Battiato e Manlio Sgalambro
I giorni della monotonia
Stavi giù distesa sopra il letto e ti lasciavi andare come alla deriva passavamo così attraverso impervie vie i giorni della monotonia tutti e due le labbra sulle tue gli attimi vissuti intensamente sono spenti stare insieme a te fu il delirio di una storia della nostra estrema diversità e mi innamorai ossessivamente per distruggermi stringimi mi sussurravi piano caro amore giorni di immensa meraviglia e giorni di cattività tra noi due poi scoppiò il diluvio / Lux æterna domine (1) «in excelsis Deo» (2) / passavamo così attraverso impervie vie i giorni della monotonia tutti e due le labbra sulle tue gli attimi vissuti intensamente sono spenti sto con me tra noi due ho scelto me
musica di Franco Battiato / testo di Franco Battiato e Manlio Sgalambro
(1) Lux æterna domine
(2) «[gloria] in excelsis Deo — Gloria in excelsis Deo
Aspettando l’estate
L’allegrezza del vento fuga i cattivi pensieri mentre ogni ombra fugge via le giornate si accorciano la sera i fuochi inondano i dintorni di luce la tristezza non prevale su me col canto la tengo lontana le giornate si allungano sto aspettando l’estate anche se non ci sei tu sei sempre con me per antiche abitudini perché ti rivedrò dovunque tu sia aspettando l’estate «all’ombra dell’ultimo sole» (1) sospeso tra due alberi a immaginare l’estasi dei momenti d’ozio voglio riscoprire aspettando l’estate anche se non ci sei tu sei sempre con me e sono ancora sicuro che io ti rivedrò dovunque tu sia
musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
(1) «all’ombra dell’ultimo sole» — Il pescatore (musica e testo di Fabrizio De André, Gian Piero Reverberi e Franco Zauli)
Niente è come sembra
Rovinò lungo la china sol chi ha un destino rovina non voglio che l’impuro ti colga ti darò a una rondine in volo niente è come sembra niente è come appare perché niente è reale ti darò a un ruscello che scorre o alla terra piena di mimose qualcuno si ferma al tuo passare niente è come sembra niente è come appare perché niente è reale / I was in my car watching for bend I was looking for you / dal balcone ammiravo il vuoto che ogni tanto un passante riempiva è stato solo un presentimento ti voglio ricordare che niente è come sembra niente è come appare perché niente è reale
musica di Franco Battiato / testo di Franco Battiato e Manlio Sgalambro
Tiepido aprile
Attraversi il bosco tiepido aprile consoli da sempre il viandante pensieri leggeri si uniscono alle resine dei pini si fa chiara la mente come nuvola pensieri leggeri si uniscono alle luci e ai colori al silenzio lontano delle nuvole entri dentro le case tiepido aprile risvegli all’amore gli amanti mi affido al vento ai profumi del tempo agli umori delle stagioni a meridione pensieri leggeri si uniscono alle resine dei pini al silenzio lontano delle nuvole
musica di Franco Battiato / testo di Franco Battiato e Manlio Sgalambro
The game is over
The game is over in the dark night I knock at your door «when I reach the selfish stage I enjoy a certain pleasure but sometimes a vague fear which I cannot describe» (1) / dov’è che stiamo andando nel succedersi del tempo avrai un progetto o no per la tua vita adesso / «to ask the mind to kill the mind is like making the thief» (2) «when I reach the selfish stage I enjoy a certain pleasure but sometimes a vague fear which I cannot describe» (1) / dov’è che stiamo andando nel succedersi del tempo avrai un progetto o no per la tua vita andiamo / discover the nature of mind «no matter how many planets and stars are reflected in a lake» (3) no matter how many universes there are / dove stiamo andando / «how many planets and stars are reflected in a lake» (3)
musica di Franco Battiato / testo di Franco Battiato e Manlio Sgalambro
(1) «when I reach the [thoughtless] stage [in my sadhana] I enjoy a certain pleasure but sometimes [I also experience] a vague fear which I cannot [properly] describe» — Sri Ramana Maharsi
(2) «to ask the mind to kill the mind is like making the thief [the policeman]» — idem
(3) «no matter how many planets and stars are reflected in a lake» — Düdjom Lingpa, Buddhahood without meditation
Era l’inizio della primavera [It was in the early days of spring]
La primavera cominciò un po’ di tempo prima e l’erba si vedeva appena e noi stavamo bene nell’aria mite del mattino le felci ancora chiuse tu che abbassavi spesso gli occhi e sempre prima di me la primavera cominciò all’ombra di betulle come risposta al mio umore lanciavi un’occhiata era l’inizio tra noi due piangevo prima di te / it was in the early spring the grass was barely showing the stream was flowing the air mild the trees were turning green it was in the early morning shepherd’s pipe as yet was silent the ferns were still tightly furled in the pine wood it was in the early spring in the shade of the birch trees when with a smile you lowered your eyes before me in reply to my love you lowered your glance oh life oh wood oh youth oh sunlight and hope / la primavera cominciò un po’ di tempo prima e l’erba si vedeva appena e noi stavamo bene
musica di Pëtr Čajkóvskij / testo di Aleksej Tolstoj / traduzione dal russo all’italiano di Franco Battiato e Manlio Sgalambro
Io chi sono
Io sono io chi sono il cielo è primordialmente puro ed immutabile mentre le nubi sono temporanee le comuni apparenze scompaiono con l’esaurirsi di tutti i fenomeni tutto è illusorio privo di sostanza tutto è vacuità e siamo qui ancora vivi di nuovo qui da tempo immemorabile qui non si impara niente sempre gli stessi errori inevitabilmente gli stessi orrori da sempre come sempre però in una stanza vuota la luce si unisce allo spazio sono una cosa sola inseparabili la luce si unisce allo spazio in una cosa sola io sono io chi sono io sono la luce si unisce allo spazio sono una cosa sola indivisibili io sono io chi sono
musica di Franco Battiato / testo di Franco Battiato e Manlio Sgalambro
Stati di gioia
Le azioni del mondo non influenzano il sole e i nemici è sicuro sono dentro di noi com’è possibile restare ciechi per così lungo tempo mi trovavo a lottare contro i miei fantasmi spostandomi in avanti per quanto lo permette la catena scopersi per caso lo stato che ascende alla gioia masticavo semi di mela alla luce del mattino le increspature dell’aria sembravano pulsare mi giungevano frasi odori di erbe bruciate scintille di fuochi suoni lontani masticavo semi di mela alla luce del mattino le increspature dell’aria sembravano pulsare era l’estate del ’63 un pomeriggio assolato da un juke box di un bar completamente vuoto «she loves you ye-ye-yeah» (1) / om / riti di purificazione dentro stati di gioia senza luce né oscurità
musica di Franco Battiato / testo di Franco Battiato e Manlio Sgalambro
(1) «she loves you ye-ye-yeah» — The Beatles, She loves you (musica e testo di Paul McCartney e John Lennon)
Franco Battiato, Dieci stratagemmi (2004)
Tra sesso e castità
Andando a caso consideravo girando per strade vuote che l’equilibrio si vede da sé si avverte immediatamente ribussa ai miei pensieri un desiderio di ieri ed è l’eterna lotta tra sesso e castità chissà com’è la tua vita oggi e chissà perché avrò abdicato scorrono gli anni nascosti dal fatto che c’è sempre molto da fare e il tempo presente si lascia fuggire con scuse condizionali ribussa ai miei pensieri un desiderio di ieri ed è l’eterno scontro tra sesso e castità chissà com’è la tua vita oggi e chissà perché avrò abdicato tra i sussurri l’indolente ebbrezza di ascendere e cadere qui tra la vita e il sonno la luce e il buio dove forze oscure da sempre si scatenano felici i giorni in cui il fato ti riempie di lacrime e di arcobaleni della lussuria che tenta i papaveri con turbinii e voglie chissà perché avrò abdicato con te riproverei per capriccio gioco per necessità mi divido così tra astinenza e pentimenti tra sesso e castità
musica di Franco Battiato / testo di Franco Battiato e Manlio Sgalambro
Le aquile non volano a stormi
Giorni e mesi corrono veloci la strada è oscura e incerta e temo di offuscarmi non prestare orecchio alle menzogne non farti soffocare dai maligni non ti nutrire di invidie e gelosie in silenzio soffro i danni del tempo le aquile non volano a stormi vivo è il rimpianto della via smarrita nell’incerto cammino del ritorno seguo la guida degli antichi saggi mi affido al cuore ed attraverso il male a chi confessi i tuoi segreti ferito al mattino a sera offeso salta su un cavallo alato prima che l’incostanza offuschi lo splendore in silenzio soffro i danni del tempo le aquile non volano a stormi vivo è il rimpianto della via smarrita nell’incerto cammino del ritorno / «shizukani tokino kizuni kurushimu murewo kundewa tobanai taka furuki oshiewo tadotte kokoronomamani konokanashimiwo norikoete» (1) / in silenzio soffro i danni del tempo le aquile non volano a stormi vivo è il rimpianto della via smarrita nell’incerto cammino del ritorno
musica di Franco Battiato / campionamenti da Yoshida Brothers, Tabidachi (musica di Yashima Kinimori) / testo di Franco Battiato e Manlio Sgalambro / traduzione dall’italiano al giapponese di Kumi Watanabe / citazioni da Qū Yuán, Li-Sao
(1) «しずかに ときの 傷に 苦しむ むれを 組んでわ とばない 鷹 ふるき おしえを たどって こころのままに このかなしみを のりこえて»
Ermeneutica
Eiacula precocemente l’impero tornano i vecchi testamenti gli stati mostri si avventano sui regimi fascisti tensioni di tensioni di frustrazioni si manifestano nel nostro seme si nascondono si riproducono germi di desideri infetti / in my dreams I see you in a different way the emotional colours of life are changing completely sometimes we need to expel our seed where tensions of tensions hide / «mostruosa creatura il suo nome è fanatismo» (1) «solo quando il sacro parla l’eccelso prende forma» (2) / human virus is coming inside us / Deus est filius Dei / tutte le macchine al potere gli uomini a pane ed acqua / «and what is cosmos what is the meaning of the word» (3) «history is bunk» (4) / eiacula precocemente l’impero ritorna il circolo dei combattenti gli stati servi si inchinano a quella scimmia di presidente si invade si abbatte si insegue si ammazza il cattivo si inventano democrazie / «a monstrous creature its name fanaticism» (1) «when the consecrated word speaks magnificence takes form» (2) / tensioni di tensioni di frustrazioni si manifestano nel nostro seme si nascondono si riproducono germi di desideri infetti / «and now I am far from you» (5)
musica di Franco Battiato / testo di Franco Battiato e Manlio Sgalambro
(1) «ein Ungeheuer sein Name Fanatismus» — Kantate auf den Tod Kaiser Josephs II (musica di Ludwig van Beethoven / testo di Severin Anton Averdonk [Anton Clemens Averdonk])
(2) «und der Wortes Weihe spricht muss sich Herrliches gestalten» — Chorfantasie (musica di Ludwig van Beethoven / testo di Christoph Kuffner)
(3) «and what is cosmos [mister Sanderson asks sister Edith] what is the meaning of the word» — Virginia Wolf, The cosmos
(4) «history is [more or less] bunk» — Henry Ford
(5) «weit bin ich von dir geschieden» — An die ferne Geliebte (musica di Ludwig van Beethoven / testo di Alois Isidor Jeitteles)
Fortezza Bastiani
Resisterà alle dolci lusinghe la «fortezza Bastiani» (1) bugiardi imbonitori la assediano con violenze degne di Tamerlano resisterò andando incontro al piacere ascoltando il respiro trattenendo il calore su un’altra forma d’onda intonerò il mio pensiero ho camminato girando a vuoto senza nessuna direzione mi tiene immobile nei limite l’ossessione dell’io mi ritrovai seduto su una panchina al sole di febbraio un magico pomeriggio dai riflessi d’oro e mi svegliai con l’aria di pioggia recente che aveva lasciato frammenti di gioia
musica di Franco Battiato / testo di Franco Battiato e Manlio Sgalambro
(1) Dino Buzzati, Il deserto dei tartari
Odore di polvere da sparo
È vero che sul mar(e) Nero le rose fioriscono tre volte è vero che le colonne doriche vanno in briciole e si sente parlare di distanze per andare ad Alessandria d’Egitto fasto della vecchia Europa l’odore di polvere da sparo sparso per quartieri mentre una banda accompagna le reliquie della santa impulsi religioni dell’occidente accidente le truppe schierate di fronte a un ordine sparano i fucili le prime file cadono a pioggia il fumo si addensa al sudore la parte sinistra di Baku guardando il porto e la vedetta l’odore di polvere da sparo sparso per quartieri mentre una banda accompagna le reliquie della santa impulsi religioni dell’occidente accidente
musica di Franco Battiato e Krisma / testo di Manlio Sgalambro
I’m that
«What glorious light wisdom without bound wrapt in eternal solitary shade th’ impenetrable gloom of light intense impervious inaccessible immense» (1) «and brought light to the gods and mortal men» (2) «my abstinence and renunciation left his heaven to me» (3) «you are a hero you are what is ten times more» (4) we’re come from stars’ cosmic nature now we are destroying the future «a real man» (5) «everything is good inspired by love and wine» (6) «the light which is in me is now ablaze in me» (7) «I come from the first chosen» (8) «what joy to breathe the scent of open air» (9) «which die like the last rays of the sun» (10) «no mortal man has lifted my veil» (11) I’m neither Muslim nor Hindu nor Christian nor Buddhist I’m not for the hammer neither for the sickle and even less for the tricolour flame because I’m a musician we’re come from stars’ cosmic nature now we are destroying the future «the light which is in me is now ablaze in me» (7) «I come from the first chosen» (8) «which die like the last rays of the sun» (10) «no mortal man has lifted my veil» (11)
musica di Franco Battiato / testo di Franco Battiato e Manlio Sgalambro
(1) «what glorious light [thy pow’r directed] wisdom without bound [what prov’d it first oh guide my fancy right oh raise from cumbrous ground my soul in rapture drown’d that fearless it may soar on wings of fire for thou who only knows thou only canst inspire] wrapt in eternal solitary shade th’ impenetrable gloom of light intense impervious inaccessible immense» — William Jones, A hymn to Narayena
(2) «[and the rosy dawn arose from the noble bed of Tithonus] and brought light to the gods and mortal men» — Omero, Odissea
(3) «[in holy consciousness of duty he has taught me] abstinence and renunciation [and] left his heaven to me» — Ludwig van Beethoven, Tagebuch
(4) «you are a hero you are what is ten times more» — idem
(5) «a real man» — idem
(6) «in allen guten [Stunden] erhöht von Lieb’ und Wein» — Bundeslied (musica di Ludwig van Beethoven / testo di Johann Wolfgang von Goethe)
(7) «das Licht das in mir [wohnt] und nun angezündet ist» — Ludwig van Beethoven, Tagebuch
(8) «aus [der Welt] der ersten Auserwählten» — idem
(9) «o welche Lust in freier Luft den Atem leicht zu heben» — Fidelio (musica di Ludwig van Beethoven / testo di Joseph Sonnleithner e Georg Treitschke)
(10) «[meine Seufzer] die vergehen wie der Sonne lezter Strahl» — An die ferne Geliebte (musica di Ludwig van Beethoven / testo di Alois Isidor Jeitteles)
(11) «no mortal man has lifted my veil» — iscrizione del velo di Iside
Conforto alla vita
Nella sventura non ti colga sgomento per te non sorga il giorno che alla tua gioia sia compenso di dolore quante volte un malefico vento ti colse ma il soave profumo risaturò subito l’aria il nembo spesso sovrastò minaccioso ma fu disperso prima che dal grembo oscuro si scatenasse orribile tempesta quanto fumo si levò che non fu fiamma sii forte e sereno anche nei giorni dell’avverso fato in un canneto un vento asciutto e svogliato portava insieme confusi e inutili pensieri quante volte alzando gli occhi al cielo spinte dalle correnti ho visto le nuvole vagare la sera insegna ad attendere il giorno che arriva come sempre a chiudere i passaggi della notte
musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
23 coppie di cromosomi
«La matematica è il tribunale del mondo» (1) «il numero è ordine e disciplina» (2) «ciò con cui si indica lo scopo della scienza tradisce col termine la cosa l’ordine già il termine ha qualcosa di bieco che sa di polizia adombra ed agisce mediante le forze dell’ordine cosmico» (3) i riti cosmici «l’autentico sentimento scientifico è impotente davanti all’universo» (4) «l’inflazione che caccia nelle mani dell’individuo in un gesto solo miliardi di marchi lasciandolo più miserabile di prima dimostra punto per punto che il denaro è un’allucinazione collettiva» (5) / to be a kangaroo to be a spider metamorphosis is coming
musica di Franco Battiato e Krisma / campionamenti da Gesang der Jünglinge (musica di Karlheinz Stockhausen) / testo di Manlio Sgalambro
(1) «la matematica è il tribunale del mondo» — Manlio Sgalambro, La morte del sole, II, 12
(2) «il numero [può continuare a intendersi come schema] dell’ordine e [della serie in generale]» — ivi, II, 11
(3) «ciò con cui si [suole] indicare lo scopo della scienza [portare ordine nell’immagine del mondo vedi ad esempio Popper] tradisce col termine la cosa l’ordine già il termine ha qualcosa di bieco che sa di polizia adombra negli adepti le forze dell’ordine cosmico» — ivi, II, 18
(4) «l’autentico sentimento scientifico è l’impotenza davanti all’universo» — ivi, II, 26
(5) «l’Infationserlebnis che caccia nelle mani dell’individuo in un gesto solo miliardi di marchi lasciandolo più miserabile di prima dimostra punto per punto [la tesi centrale della “Philosophie des Geldes” il ruolo relativistico del denaro nella Geldkultur ma nello stesso tempo] che [esso] è allucinazione collettiva» — ivi, II, 33
Apparenza e realtà
Atomi eterni inalterabili e senza causa / wer die Natur retten will wird sie verlieren kein Schüler zu sein und kein Meister zu können ihr blaues Blut den sie noch mit der Realität über Ruinen «soviel schein soviel sein» (1) / Apparenza e realtà (2) / «soviel schein soviel sein» (1) / tempi tumultuosi e quindi resto confinato nella mia stanza immobilizzato da così tanta lontananza al mondo mi sento estraneo / wer die Natur retten will wird sie verlieren kein Schüler zu sein und kein Meister zu können über Ruinen «soviel schein soviel sein» (1) / Apparenza e realtà (2)
musica di Franco Battiato e Krisma / testo di Franco Battiato e Manlio Sgalambro
(1) «soviel schein soviel sein» — Edmund Husserl
(2) Francis Bradley, Appearance and reality
La porta dello spavento supremo
Quello che c’è ciò che verrà ciò che siamo stati e comunque andrà tutto si dissolverà nell’apparenza e nel reale nel regno fisico o in quello astrale tutto si dissolverà sulle scogliere fissavo il mare che biancheggiava nell’oscurità tutto si dissolverà bisognerà per forza attraversare alla fine la porta dello spavento supremo
musica di Franco Battiato / testo di Franco Battiato e Manlio Sgalambro
Franco Battiato, Fleurs 3 (2002)
Come un sigillo
«Ponimi come un sigillo sul tuo cuore» (1) così resterò impresso in te per sempre e tu passavi appena le sottili dita sul prepuzio poi sfioravi il glande e i sensi celebravano il loro splendore ed era bello starti ad osservare confermavi il mondo della coesistenza materiale «ponimi come un sigillo sul tuo cuore come un sigillo sulle tue braccia e ponimi come un sigillo sul tuo cuore» (1) pronuncio il tuo nome contro ogni sventura vinceva la tristezza il tuo soffio vitale eretico seguivo le gazzelle veloci come il sogno che mi passa accanto ed era bello starti ad osservare confermavi il tempo della coesistenza materiale «ponimi come un sigillo sul tuo cuore come un sigillo sulle tue braccia e ponimi come un sigillo sul tuo cuore» perché quando sarò in esilio e al buio resterò nelle notti oscure inconsapevole del divenire «ponimi come un sigillo sul tuo cuore come un sigillo sulle tue braccia e ponimi come un sigillo sul tuo cuore» (1)
musica di Franco Battiato / testo di Franco Battiato e Manlio Sgalambro
(1) Salomone, Cantico dei cantici
Franco Battiato, Ferro battuto (2001)
Running against the grain
Running against the grain running through the rain / ho attraversato la vita inferiore seguendo linee per moto contrario sfruttando per le mie vele flussi di controcorrente cercando sempre le cause che mi hanno insegnato ad andare con disciplina anche contro le mie inclinazioni / from time to time I remember your face so near to me / marmoree scogliere lontane spezzano ogni forza in mille spume l’odore domina sovrano il profumo delle cose in verità non mi sono mai legato e adesso la mia vita fugge in diagonale ritorna prepotentemente un desiderio morale la mia vita cerca fughe in diagonale per accelerare le calde influenze del sole / I remember your face so near to me / osservo la mia condizione il mio prezioso ed alterno passato le mie bizzarre imprese sono mercurio colorato un salto oltre ciò che abbassa pinna in alto mare e intanto la mia vita fugge in diagonale ritorna prepotentemente un desiderio morale la mia vita cerca fughe in diagonale per accelerare le calde influenze del sole / never looking backward my heart is beating with you running to tomorrow and my wild heart is beating as much but never broken / indipendente la mia vita fugge / yeah my wild heart is beating / indipendente la mia vita fugge / as much but never broken listen to tomorrow
musica di Franco Battiato / testo di Franco Battiato e Manlio Sgalambro
Bist du bei mir
Ardo dal desiderio di vederti forza perenne delle catene di stare in mezzo a tanta gente la forza della vita è nel denaro ma soprattutto la ricchezza virtuale sta più in alto di quella reale ma soprattutto la ricchezza virtuale sta più in alto bisognerebbe scacciare le avversità come si fa con le mosche per chi rimane incosciente «le colline sono ancora in fiore» (1) risuona un mambo nella cavea e il mondo semplicemente gira sull’orlo di un precipizio mi inviti adesso a giocare / «bist du bei mir geh’ ich mit Freuden zum Sterben und zum meiner Ruh’ bist du bei mir mit Freuden» (2) / la luce abbagliò i miei sensi come in un quadro di Monet mentre l’estate insidiava il giovane Gesualdo risuona un mambo nella cavea e il mondo semplicemente gira sull’orlo di un precipizio mi inviti adesso a giocare / «bist du bei mir geh’ ich mit Freuden zum Sterben und zum meiner Ruh’ bist du bei mir mit Freuden du bei mir geh’ ich mit Freuden zum Sterben und zum meiner Ruh’» (2) / don’t play no more
musica di Franco Battiato / testo di Franco Battiato e Manlio Sgalambro
(1) Wilma Goich, Le colline sono in fiore (musica di Carlo Donida / testo di Mogol)
(2) «bist du bei mir geh’ ich mit Freuden zum Sterben und zum meiner Ruh’» — Bist du bei mir (musica e testo di Gottfried Heinrich Stölzel)
La quiete dopo un addio
Vivevamo segregati a quel tempo giacevo così mi parve e cadeva la neve curiosità e prudenza si univano ed indagavo mi avventurai a studiare il gelo e i suoi composti e le immense riserve verrà un altro temporale sarà di nuovo estate e scoppieranno i suoi colori per le strade ci sentiremo crescere la voglia di viaggiare e di incontrare nuovi amori che ci faranno credere monti sorgenti dalle acque appariranno le baie dell’incostanza le valli dell’incoerenza per superare questa noia di vivere prendi ciò che vuoi dai tuoi giardini sospesi nell’anima verrà un nuovo temporale e finirà l’estate la quiete dei colori autunnali a riflettersi sulle strade e sugli umori come il dolce malessere dopo un addio poche le cose che restano alla fine di un’estate la quiete dei colori autunnali si rifletterà sulle strade e sugli umori come il dolce malessere dopo un addio
musica di Franco Battiato / testo di Franco Battiato e Manlio Sgalambro
Personalità empirica
Il faut abandonner la personnalité pour retrouver votre je changer de dame cheval et chevalier changer d’habit bâton et pensée «retiens la nuit pour nous deux jusqu’à la fin du monde» (1) / quando non coincide più l’immagine che hai di te con quello che realmente sei e incominci a detestare i processi meccanici e i tuoi comportamenti e poi le pene che sorpassano la gioia di vivere coi dispiaceri che ci porta l’esistente ti viene voglia di cercare spazi sconosciuti per allenare la tua mente a nuovi stati di coscienza / quand l’image que tu as de toi ne coïncide plus avec ce que tu es réellement quand tu commences à haïr les automatismes de ta façon d’agir et quand les chagrins prennent le pas sur la joie de vivre avec les peines que nous apporte l’existence et tu vas chercher des espaces inconnus pour une nouvelle conscience il faut abandonner la personnalité pour retrouver votre je changer de dame cheval et chevalier changer d’habit bâton et pensée «retiens la nuit pour nous deux jusqu’à la fin du monde»
musica di Franco Battiato / testo di Franco Battiato e Manlio Sgalambro / traduzione dall’italiano al francese di Simona Benzakein
(1) «retiens la nuit pour nous deux jusqu’à la fin du monde» — Johnny Hallyday, Retiens la nuit (musica e testo di Charles Aznavour)
Il cammino interminabile
«Se vuoi conoscere i tuoi pensieri di ieri osserva il tuo corpo oggi se vuoi sapere come sarai domani osserva i tuoi pensieri di oggi» (1) / ci penzi quannu abballamu e dintra all’occhi tutt’e dui ni vaddamu ‘stu novu amicu tô nan sapi nenti no’ ‘o sapi ca haja statu ju lu tô amanti li turchi mi pigghiaru ‘intra lu cori a tradimentu m’arrubbaru l’amuri ‘nzignatimi la via prima ca scura ca di sti patti stannu d’arretu ‘e mura si no mi cuccu ‘n terra o ‘nda lu lettu ca di li vermi sugnu già mangiatu tuttu si no mi cuccu ‘n terra o ‘nda lu lettu curri e na’ stanca ‘u cavaddu ‘i Monreali curri e na’ stanca ‘u tempu sta finennu nan ci pinzari macari «aceddi sunu stanchi di cantari» (2) su ‘u tempu sta finennu nan ci pinzari «macari aceddi sunu stanchi ‘i cantari» (2) mi l’haja passatu tra peni e turmenti li peni di lu ‘nfernu nan su’ nenti curri e na’ stanca ‘u cavaddu ‘i Monreali curri e na’ stanca ci penzi quannu abballaumu e dintra all’occhi tutt’e dui ni vaddaumu
musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
(1) proverbio
(2) «l’aceddi sunnu stanchi di cantari» — E vui durmiti ancora (musica di Gaetano Calì / testo di Giovanni Formisano)
Lontananze d’azzurro
Sembra che non finisca questa lunga notte di inverno sembra che tardi il sole come fosse in pericolo rovine inseguono i ricordi ma io voglio vivere il presente senza fine il giorno davanti a cui fugga questa notte voglio lontananze d’azzurro per me pensa a come eravamo certe volte di domenica pieni di ostilità e di oscillazioni così cancello i miei ricordi ma io voglio vivere il presente senza fine il giorno davanti a cui fugga questa notte voglio lontananze d’azzurro per me riprenditi la tua libertà il tuo orgoglio inutile la tua precarietà domani parto cambio vita e altitudine ma io voglio vivere il presente senza fine
musica di Franco Battiato / testo di Franco Battiato e Manlio Sgalambro
Sarcofagia
Fu nefasta e temibile l’età del tempo di profonda e irrimediabile povertà quando ancora non si distingueva l’aurora dal tramonto quando l’aria della prima origine mischiata a torbida e instabile umidità al fuoco ed alla furia dei venti celava il cielo e gli astri come può la vista sopportare l’uccisione di esseri che vengono sgozzati e fatti a pezzi non ripugna il gusto berne gli umori e il sangue le carni agli spiedi crude e c’era come un suono di vacche non è mostruoso desiderare di cibarsi di un essere che ancora emette suoni sopravvivono i riti di sarcofagia e cannibalismo fu nefasta e temibile l’età del tempo di profonda e irrimediabile povertà quando ancora non si distingueva l’aurora dal tramonto quando l’aria della prima origine mischiata a torbida e instabile umidità al fuoco ed alla furia dei venti celava il cielo e gli astri sopravvivono i riti di sarcofagia e cannibalismo
musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
citazioni da Plutarco, Del mangiare carne
Scherzo in minore
Accanto a un platano ingiallito ti giurai amore per l’eternità mi risvegliavi un’innocenza pre-adamitica e un’immobilità ma l’uomo non è pietra di tungsteno e cambia spesso proprietà uccide sempre a tradimento con veleno di invidia e di infedeltà e i giorni si cancellano l’un l’altro e il caldo al freddo si unisce svelto con mosse da levriero il mio dolore cambia pur esso il suo colore ho visto un lampo illuminare scene del futuro gli anni mi dividono in sparse parti il numero sapessi lascia tracce accanto a un platano ingiallito ti giurai amore per l’eternità mi risvegliavi un’innocenza pre-adamitica e un’immobilità ma l’uomo non è pietra di tungsteno e cambia spesso proprietà uccide sempre a tradimento con veleno di invidia e di infedeltà
musica di Franco Battiato / campionamenti da Minor swing (musica di Stéphane Grappelli e Django Reinhardt) / testo di Franco Battiato e Manlio Sgalambro
Il potere del canto
Si bagna come un prato si arrampica sugli alberi fa muovere il giroscopio sprezza ogni inganno ha la forza di 11 aquile fa smuovere il cuore al faraone
musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
Franco Battiato, Campi magnetici: i numeri non si possono amare (2000)
In trance
Dormienti in stato di trance perenne transitano naviganti che non conoscono mare chi si desta perde il clima della noncuranza
musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
Corpi in movimento
«A corpi in movimento ad asimmetrie che paiono non essere aderenti ai fenomeni si pensi per esempio alle interazioni elettrodinamiche tra un magnete e un conduttore il fenomeno osservabile dipende qui solo dal moto relativo fra magnete e conduttore mentre secondo il consueto modo di vedere sono da tenere rigorosamente distinti i due casi che l’uno o l’altro di questi corpi sia quello mosso infatti se si muove il magnete e rimane fisso il conduttore si produce nell’intorno del magnete un campo elettrico di certi valori di energia il quale provoca una corrente nei luoghi ove si trovano parti del conduttore rimane invece fisso il magnete e si muove il conduttore non si produce nell’intorno del magnete alcun campo elettrico ma al contrario si produce nel conduttore una forza elettromotrice alla quale non corrisponde per sé alcuna energia» (1) / volatile components for the existence of non-gravitational forces this structure explains how large parts of a comet / «come miei punti penso quali si vogliano sistemi di cose per esempio il sistema amore-legge-spazzacamino e poi non faccio altro che assumere tutti i miei assiomi come relazioni tra tali cose allora le mie proposizioni per esempio il teorema di Pitagora valgono anche per queste cose» (2) «il retaggio di un universo dotato di senso nobilmente dato all’intuizione da un’unica matematica e da un’unica geometria viene sconvolto da siffatta matematica la quale può asserire qualsiasi cosa e questo universo in quanto qualsiasi» (3) / magnetic lines cloud structure in the atmosphere of in contact with the nucleus may break away trough vaporization causing the fragmentation of nuclei / «è la matematica il linguaggio odierno non le grida scomposte essa è il coro dei sopravvissuti il latino con cui l’uomo d’oggi celebra la liturgia dell’estinzione senza capirci granché» (4) i numeri non si possono amare
musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
(1) Albert Einstein, Zur Elektrodynamik bewegter Körper
(2) David Hilbert, Lettera a Gottlob Frege
(3) «il retaggio di un universo dotato di senso nobilmente dato all’intuizione da un’unica matematica e da un’unica geometria viene sconvolto da una siffatta matematica la quale può asserire qualsiasi cosa e questo universo in quanto qualsiasi» — Manlio Sgalambro, La morte del sole, II, 12
(4) «è la matematica il linguaggio [del pessimismo] non le grida scomposte essa è il coro dei sopravvissuti il latino con cui l’uomo d’oggi celebra la liturgia dell’estinzione senza capirci gran che» — Manlio Sgalambro, La morte del sole, II, 13
Fulmini globulari
«Fulgit item cum rarescunt quoque nubila cæli» (1) / quando un temporale mette in moto i fulmini lampi squarciano le nubi / «fulgit item cum rarescunt» (1)
musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
(1) «Fulgit item cum rarescunt quoque nubila cæli» — Lucrezio, De rerum natura, VI
La corrente delle stelle
[«Mentre la risoluzione formalistica della matematica escludendone l’appartenenza al pensiero la rende completamente adatta a esprimere proprio per questo la cosiddetta realtà naturale è sconcertante scrive Kant quanto poco si possa fare con tutto quello che ci offre la matematica pura questo poco però se vogliamo è già molto è l’idealismo critico si può in realtà fare ancora meno resta confermato che tanto vi è di scienza quanto in essa vi è di matematica ma tutto ciò suona ormai irrisione rispetto al significato che aveva in Kant» (1) «il minimo di idealismo richiesto dall’ottica fisiologica e dalla psicologia della visione come dalla matematica e dalla fisica in certe fasi del loro sviluppo non giustifica l’idealismo questo minimum in fisica si riduce oggi a problemi di perturbazione dovuti alla misurazione» (2) «mentre la risoluzione formalistica della matematica escludendone l’appartenenza al pensiero la rende completamente adatta a esprimere proprio per questo la cosiddetta realtà naturale è sconcertante scrive Kant quanto poco si possa fare con tutto quello che ci offre la matematica pura questo poco però se vogliamo è già molto è l’idealismo critico si può in realtà fare ancora meno resta confermato che tanto vi è di scienza quanto in essa vi è di matematica ma tutto ciò suona ormai irrisione rispetto al significato che aveva in Kant» (1)
musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
(1) «mentre la risoluzione formalistica della matematica escludendone l’appartenenza al pensiero la rende completamente adatta a esprimere proprio per questo la cosiddetta realtà naturale è sconcertante scrive Kant quanto poco si possa fare con tutto quello che ci offre la matematica pura questo poco però se vogliamo è già molto è l’idealismo critico si può in realtà fare ancora meno resta confermato che tanto vi è di scienza quanto in essa vi è di matematica ma tutto ciò suona ormai irrisione rispetto al significato che aveva in Kant» — Manlio Sgalambro, La morte del sole, II, 11
(2) «il minimo d’idealismo richiesto dall’ottica fisiologica e dalla psicologia della visione come dalla matematica e dalla fisica in certe fasi del loro sviluppo non giustifica l’idealismo questo minimum in fisica si riduce oggi a problemi di perturbazione dovuti alla misurazione» — ibid.
The age of the hermaphrodites
The age of the hermaphrodites / l’abisso originale l’autonomia dell’infertile
musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
L’ignoto
L’eterno mattino trascina sogni a riva il timore di sapere che si espia i numeri non si possono amare ignoti segni la notte come un branco di lupi che scende dagli altipiani ululando o uno sciame di api accanite divoratrici di petali odoranti precipitano roteando come massi da altissimi monti in rovina logoi dagli ultimi 2000 anni
musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
Franco Battiato, Fleur(s): esempi affini di scritture e simili (1999)
Medievale
Sdraiato su un’amaca a prendere il sole leggendo un libro di poesia medievale «amor quando mi membra li temporal’ che vanno che m’han tenuto danno già non è maraviglia s’io sconforto però talor mi sembra ciascuna gioia affanno e lealtate inganno e ciascuna ragion mi pare torto» (1) un fascio di serici sogni incorona le notti e i riposi un balzo di tigre inquieta mi sveglia al giorno «e paremi vedere fera dismisuranza chi buon uso e leanza voglia a lo mondo già mai mantenere più che in gran soperchianza torna per me piacere e in gran follia savere per ch’io son stato lasso in grande erranza» (2) «amor quando mi membra li temporal’ che vanno che m’han tenuto danno già non è maraviglia s’io sconforto però talor mi sembra ciascuna gioia affanno e lealtate inganno e ciascuna ragion mi pare torto» (1)
musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
(1) «amor quando mi membra li temporal’ che vanno che m’han tenuto danno già non è maraviglia s’io sconforto però c’alor mi sembra ciascuna gioia affanno e lealtate inganno e ciascuna ragion mi pare torto» — Bondie Dietaiuti, Amor quando mi membra
(2) «e paremi vedere fera dismisuranza chi buono uso e leanza voglia a lo mondo già mai mantenere poi che ’n gran soperchianza torna per me piacere e ‘n gran follia savere per ch’io son stato lasso in grande erranza» — idem
Invito al viaggio
«Ti invito al viaggio in quel paese che ti (as)somiglia tanto i soli languidi dei suoi cieli annebbiati hanno per il mio spirito l’incanto dei tuoi occhi quando brillano offuscati laggiù tutto è ordine e bellezza calma e voluttà il mondo s’addormenta in una calda luce di giacinto e d’oro dormono pigramente i vascelli vagabondi arrivati da ogni confine per soddisfare i tuoi desideri» (1) / le matin j’écoutais les sons du jardin le langage des parfums des fleurs
musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
(1) «Mon enfant ma sœur songe à la douceur d’aller là-bas vivre ensemble aimer à loisir aimer et mourir au pays qui te ressemble les soleils mouillés de ces ciels brouillés pour mon esprit ont les charmes si mystérieux de tes traîtres yeux brillant à travers leurs larmes là tout n’est qu’ordre et beauté [luxe] calme et volupté […] vois sur ces canaux dormir ces vaisseaux dont l’humeur est vagabonde c’est pour assouvir ton moindre désir qu’ils viennent du bout du monde [les soleils couchants revêtent les champs les canaux la ville entière] d’hyacinthe et d’or le monde s’endort dans une chaude lumière» — Charles Baudelaire, L’invitation au voyage
Franco Battiato, Gommalacca (1998)
Shock in my town
Shock in my town Velvet Underground / ho sentito urla di furore di generazioni senza più passato di neo-primitivi rozzi cibernetici «signori degli anelli» (1) orgoglio dei manicomi / shock in my town Velvet Underground / ho incontrato allucinazioni stiamo diventando come degli insetti simili agli insetti nelle mie orbite si scontrano tribù di suburbani di aminoacidi latenti shock addizionali sveglia kundalini per scappare via dalla paranoia mescalina come dopo un viaggio con la mescalina che finisce male nel ritorno / shock in my town Velvet Underground shock in my town / [di aminoacidi nelle mie orbite si scontrano tribù di suburbani di aminoacidi] / latenti shock addizionali sveglia kundalini per scappare via dalla paranoia mescalina come dopo un viaggio con la mescalina che finisce male nel ritorno
musica di Franco Battiato / testo di Franco Battiato e Manlio Sgalambro
(1) John Ronald Reuel Tolkien, The lord of the rings
Auto da fé
Si è fatto tardi sulle nostre esistenze e il desiderio tra noi due è acqua passata davvero tu non c’entri niente è solo colpa mia mi sono accorto tardi che tutto quello a cui tenevo ti era indifferente scivolava via siamo lontani distanti ti parlo e non mi senti è sceso il buio nelle nostre coscienze e ha reso apocrifa la nostra relazione vorrei innestare il modo dell’indifferenza e allontanarmi da te per presentarmi innanzi al tribunale di una nuova inquisizione faccio un auto da fé dei miei innamoramenti un auto da fé voglio praticare il sesso senza sentimenti e mi piaceva camminare solo per sentieri ombrosi di montagna nel mese in cui le foglie cambiano colore prima di addormentarmi all’ombra del destino è sceso il buio nelle nostre coscienze e ha reso apocrifa la nostra relazione vorrei innestare il modo dell’indifferenza e allontanarmi da te faccio un auto da fé dei miei innamoramenti un auto da fé voglio praticare il sesso senza sentimenti
musica di Franco Battiato / testo di Franco Battiato e Manlio Sgalambro
Casta diva
Casta diva greca nascesti a New York e lì passasti la tua infanzia con genitori e niente di speciale fu un giorno che tua madre stanca dell’America e di suo marito prese i bagagli e le vostre mani vi riportò indietro nella terra degli dei eri una ragazzina assai robusta non sapevi ancora di essere divina ci hai spezzato per sempre il cuore ti strinse forte il successo ballò fino a sera con te la musica non ti scorderà mai viaggiasti e il mondo stringesti ti accoglievano navi aerei e treni invidie gelosie e devozione un vile ti rubò serenità e talento un vile ti rubò serenità un vile ti rubò divinità dalla suprema voce la tua temporalità mi è entrata nelle ossa dell’America e di suo marito fu un giorno che tua madre vi riportò indietro nella terra degli dei eri una ragazzina assai robusta ci hai spezzato per sempre il cuore un vile ti rubò
musica di Franco Battiato / testo di Franco Battiato e Manlio Sgalambro
Il ballo del potere
Ti muovi sulla destra poi sulla sinistra resti immobile sul centro provi a fare un giro su te stesso / you miss me and I miss you / fingi di riandare avanti con un salto poi a sinistra con la finta che stai andando a destra / you miss me and I miss you / poi si aggiungono i pensieri con un movimento indipendente dalla testa dalle gambe con un movimento dissociato dalla testa dalle gambe i pigmei dell’Africa si siedono per terra con un rito di socialità tranquilli fumano l’erba / the circle symbolizes Tai Chi which is formless and above duality here it is manifesting itself as the progenitor of the universe it is divided into Yin the dark and Yang the light which signify the negative and positive poles pairs of opposites, passive and active, female and male moon and sun / ti muovi sulla destra poi sulla sinistra resti immobile sul centro provi a fare un giro su te stesso fingi di riandare avanti con un salto poi a sinistra con la finta che stai andando a destra poi si aggiungono i pensieri con un movimento indipendente dalla testa dalle gambe con un movimento dissociato dalla testa dalle gambe gli aborigeni d’Australia si stendono sulla terra con un rito di fertilità vi lasciano il loro sperma ti muovi sulla destra poi sulla sinistra resti immobile sul centro provi a fare un giro su te stesso / you miss me and I miss you / poi si aggiungono i pensieri con un movimento indipendente dalla testa dalle gambe con un movimento dissociato dalla testa dalle gambe / «many times I’ve been alone and many times I’ve cried anyway you’ll never know the many ways I’ve tried» (1) / gli aborigeni d’Australia si stendono sulla terra
musica di Franco Battiato / testo di Franco Battiato e Manlio Sgalambro
(1) «many times I’ve been alone and many times I’ve cried anyway you’ll never know the many ways I’ve tried» — The Beatles, The long and winding road (musica e testo di Paul McCartney e John Lennon)
La preda
«E scivola la sera tra i luoghi che attirano il mio sguardo la mia attenzione dormo solo poche ore la caffeina scuote le mie voglie sto sempre sveglio ho voglia di arditezze» non saremo più né tu né io cerca di restare immobile e non parlare lento il respiro all’unisono rallenta il cuore muta la furia in ebbrezza e in tenerezza lasciati andare piano fino ad arrivare all’estasi con me volare così in alto da afferrare la preda ambita senza luoghi comuni né vane parole si intrecciano lenzuola come sacre bende di sacerdoti egiziani non saremo più né tu né io cerca di restare immobile e non parlare lento il respiro all’unisono rallenta il cuore muta la furia in ebbrezza e in tenerezza lasciati andare piano fino ad arrivare all’estasi con me
musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
(1) «scivola la sera [vado per bar e] luoghi che attirano il mio sguardo [e la passione] l’attenzione [e le chimere] ho voglia di arditezze dormo solo poche ore […] sono sempre sveglio la caffeina scuote le mie voglie» — Manlio Sgalambro, Agostinelli
Il mantello e la spiga
Sotto l’ombra sospiravi pastore di ombre e di sotterranei segreti parlavi di una vita trascorsa scorsa come sempre le foglie cadono d’autunno intona i canti dei veggenti cedi alla saggezza e alle scintille di fuochi ormai spenti regolati alle temperature e alle frescure delle notti lascia tutto e seguiti guardo le distese dei campi perditi in essi e non chiedere altro lasci un’orma attraverso cui tu stesso ti segui nel tempo e ti riconosci correvi con la biga nei circhi e fosti pure un’ape delicata il gentile mantello che coprì le spalle di qualcuno lascia tutto e seguiti i tuoi occhi dunque trascorrono svagati ed ozi come una spiga come sempre le foglie cadono d’autunno intona i canti dei veggenti cedi alla saggezza e alle scintille di fuochi ormai spenti regolati alle temperature e alle frescure delle notti lascia tutto e seguiti
musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
È stato molto bello
I colli dei cigni splendono alla luce e mille barbagli trafiggono le palpebre il fuoco che bruciò Roma è solo sprazzo così mi incendi con bugie di suoni mi possiedi è stato molto bello finisce la tarda estate è stato molto bello si prolungano le ombre oltre la sera non domandarmi dove porta la strada seguila e cammina soltanto io non invecchio niente più mi imprigiona
musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
Fu quello che fu
Ah questo passato dove il mio rifugio presso di te fu quello che fu dove la polvere più pura sulla tua soglia fu quella che fu duri come pietre come due amici eravamo insieme preso del tuo cuore ho detto che il nostro legame fu quello che fu irragionevole non ci poteva niente non potevo immaginarmi senza la follia fu quella che fu l’impero delle parole la distinzione tra bene e male la ripida discesa dal cielo alla terra disperata verso l’incarcerazione fu quello che fu la circumnavigazione i nomi che si diedero alle cose la gioia e il dolore dell’esistere l’enigma del consenso le emozionali imprese della specie fu quello che fu tutto fu quello che fu quel che deve ancora avvenire il sorgere della città di Dio l’emblema che ci fa forti e sicuri oppure pazzi e disperati ti gridavo sono disperso ah questo passato dove il mio rifugio presso di te fu quello che fu dove la polvere più pura sulla tua soglia fu quella che fu duri come pietre come due amici eravamo insieme
musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
Vite parallele
Mi farò strada tra cento miliardi di stelle la mia anima le attraverserà e su una di esse vivrà eterna vi sono dicono cento miliardi di galassie tocco l’infinito con le mani aggiungo stella a stella sbucherò da qualche parte sono sicuro vivremo per l’eternità ma già qui vivo vite parallele ciascuna con un centro con un’avventura e qualcuno che mi scalda il cuore ciascuna mi assicura addormentato o stanco braccia che mi stringono credo nella reincarnazione in quel lungo percorso che fa vivere vite in quantità ma temo sempre l’oblio la dimenticanza giriamo sospesi nel vuoto e intorno all’invisibile ci sarà pure un motore immobile e già qui vivo vite parallele ciascuna con un centro una speranza la tenerezza di qualcuno tu pretendi esclusività di sentimenti non me ne volere perché sono curioso bugiardo e infedele qui vivo vite parallele ciascuna con un centro con un’avventura e qualcuno che mi scalda il cuore
musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
E. Shackleton
Una catastrofe psico-cosmica mi sbatte contro le mura del tempo vigilo nel sonno vigilo sentinella che vedi una catastrofe psico-cosmica contro le mura del tempo durante la grande guerra nel gennaio del 1915 alle estremità settentrionali un forte vento spingeva grandi blocchi di ghiaccio galleggianti imprigionando per sempre la nave dell’audace capitano Shackleton su un piccolo battello con due soli compagni navigò fino a raggiungere la Georgia Australe mentre i ventidue superstiti dell’isola Elefante sopportavano un tremendo inverno una catastrofe psico-cosmica mi sbatte contro le mura del tempo vigilo nel sonno vigilo sentinella che vedi alla deriva verso nord nord-ovest profondità 370 metri 72° grado di latitudine est / ……… / per sopravvivere furono costretti a uccidere i loro cani per sopravvivere ma il 30 agosto del 1916 il leggendario capitano compariva a salvarli con un’altra nave / «stille Dämmerung der Garten ist gefroren die Rosen erlitten sage mir warum stille Dämmerung Shackleton sage mir warum in einem verlorenen Garten sage mir warum deine Stimme hören sage mir warum Schweige bitte nicht» (1)
musica di Franco Battiato / testo di Carlotta Wieck [Fleur Jaeggy] e Manlio Sgalambro
(1) «sage mir warum [gedankenlos wandere ich] in einem verlorenen Garten sage mir warum [eine Antwort] Schweige bitte nicht [ich will keine Versprechen keinen Brief] deine Stimme hören sage mir warum [es brennt ein Lieht] stille Dämmerung der Garten ist gefroren die Rosen erlitten [Verwundungen schweigen]» — Carlotta Wieck [Fleur Jaeggy]
Stage door
Mi sembra di viaggiare in zone rarefatte del pensiero dove si affina la mia disposizione a vivere che si inebria di stili e discipline in un insieme irridente di parche voglie celebro il mio vanto i miei sensi la mia unicità furono giorni di stanchezza assurda e depressiva di una totale mancanza di lucidità quando ti chiedi in qualche letto sconosciuto che cosa hai fatto e perché vivi in tanta estraneità sapessi che dolore l’esistenza che vede nero dove nero non ce n’è il fatto è che non posso più tornare indietro che non riesco a vivere con te né senza di te credimi perché noi siamo liberi di fare quello che vogliamo di uccidere stuprare rapinare e vomitare critiche insensate parlare e dire solo sempre inutili cazzate per un bisogno quotidiano di tensione in questo sfoggio naturale di pazzia ci si può difendere innestando il modo dell’indifferenza contro questa crescita esponenziale di follia e di violenza o ritornare indietro all’antica pazienza o ritornare indietro ma io vorrei essere un’aquila vedere il piano del mondo che inclina verso di noi e le leggi che si inchinano lanciarmi a inseguire il tuo deserto e i saperi solenni e le porte dorate cominciare di nuovo il viaggio
musica di Franco Battiato / testo di Franco Battiato e Manlio Sgalambro
(*) dal singolo Shock in my town
L’incantesimo
Il cielo mi sembra di lacca e madreperla che l’orizzonte adorna la costellazione del camaleonte emana poca luce è insignificante dal sud affolla il vespertino e inonda di colori il giorno per me che amo quello che non è salta dalla fantasia e via per il mondo la corona boreale che Bacco scagliò verso l’ignoto verso l’infinito il sud inonda di colori il giorno per me che amo quello che non è l’incantesimo di perdute esistenze che non saranno mai le speranze di presenze intorno a noi l’incantesimo che ama quello che non è l’incantesimo
musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
Patty Pravo, Notti guai e libertà (1998)
Emma (Bovary)
Alla fine di settembre carica d’umidità io mi abbandono ai miei pensieri né pentimenti né verità la mia mente si scioglie nella tua bocca di bugie lo sdegno per la tua violenza io reclamo pietà e dicevi a me / parle-moi d’amour / settembre mi ascolta piovoso e instabile aspetto ancora il mio momento che presto verrà un luogo nel mondo giusto per ingannare la freccia che mi ucciderà mio capitano andiamo avanti l’ardore dei miei sensi eternamente ritorna con severo disordine la febbre per le membra la voluttà finale della verità o di un colpo di pistola alla fine di settembre carica d’umidità io mi abbandono ai miei pensieri né pentimenti né verità il mio io si riprende la sua monotonia la luce si illumina in fondo ai viali aspetto ancora il mio momento aspettando l’inverno
musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
Franco Battiato, L’imboscata (1996)
Di passaggio
«Tautó t’ éni zón kaí tethnekós kaí egregorós kaí katheudon kaí néon kaí geraión táde gár metapesónta ekeíná esti kakeína pálin tauta» (1) / passano gli anni i treni i topi per le fogne i pezzi in radio le illusioni le cicogne passa la gioventù non te ne fare un vanto lo sai che tutto cambia nulla si può fermare cambiano i regni le stagioni i presidenti le religioni gli urlettini dei cantanti e intanto passa ignaro il vero senso della vita si cambia amore idea umore per noi che siamo solo di passaggio l’informazione il coito la locomozione diametrali delimitazioni 720 case soffia la verità nel Libro della formazione (2) passano gli alimenti le voglie i santi i malcontenti «non ci si può bagnare due volte nello stesso fiume» (3) né prevedere i cambiamenti di costume e intanto passa ignaro il vero senso della vita ci cambiano capelli denti e seni a noi che siamo solo di passaggio / «eípas Élie chaíre Kleómbrotos Ombrakiótes élat’ af᾽ upsiloú teícheos eis Aíden áxion oudén idón thanátou kakón allá Plátonos» (4)
musica di Franco Battiato / testo di Franco Battiato Manlio Sgalambro
(1) «ταὐτό τ’ ἔνι ζῶν καὶ τεθνηκὸς καὶ ἐγρηγορὸς καὶ καθεῦδον καὶ νέον καὶ γηραιόν τάδε γὰρ μεταπεσόντα ἐκεῖνά ἐστι κἀκεῖνα πάλιν ταῦτα» — Eraclito, Frammenti, 88
(2) Sefer yetzirah
(3) Eraclito, Frammenti, 91
(4) «εἴπας Ἥλιε χαῖρε Κλεόμβροτος Ὡμβρακιώτης ἥλατ᾽ ἀφ᾽ ὑψηλοῦ τείχεος εἰς Ἀίδην ἄξιον οὐδὲν ἰδὼν θανάτου κακόν ἀλλὰ Πλάτωνος» — Callimaco, Epigrammi, XXIII
Strani giorni
In 1945 I came to this planet / ascoltavo ieri sera un cantante uno dei tanti e avevo gli occhi gonfi di stupore nel sentire il cielo azzurro appare limpido e regale il cielo a volte invece ha qualche cosa di infernale / I’ve seen many things in this part of the world let me tell you something / strani giorni viviamo strani giorni cantava sento un rumore di swing provenire dal neolitico dall’olocene sento il suono di un violino e mi circondano l’alba e il mattino chissà come erano allora il Rio delle Amazzoni ed Alessandria la Grande e le preghiere e l’amore chissà come era il colore / life can be short or long it depends where you go at night alone and walking alone through the grey Sunday streets looking for someone «the place was clean well lit I went in and I said I suppose I said I suppose I said whisky please the place was clean well lit two men in a corner were waiting I saw it from their hands you look at the hands not at the face if you want to stay out of trouble» (1) / mi lambivano suoni che coprirono rabbie e vendette di uomini con clave ma anche battaglie e massacri di uomini civili l’uomo neozoico dell’era quaternaria / looking for someone where you go at night / strani giorni viviamo strani giorni / strange days I lived through strange days / nella voce di un cantante si rispecchia il sole ogni amata ogni amante strani giorni viviamo strani giorni / «I’ve fallen into reverie I dreamed a vague outline the whisky flowed sending me into the past action roll the cameras here comes a lighting tour of my life the two in the corner didn’t say a word» (2)
musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro / traduzione dall’italiano all’inglese di Benedict Tobias Fenner / citazioni da Ernest Hemingway, A clean well-lighted place
(1) «il posto era pulito illuminato bene vi entrai e dissi suppongo dissi whisky per favore due uomini in un angolo aspettavano lo vedevo dalle mani guardate le mani non la faccia se volete trovarvi bene» — Manlio Sgalambro
(2) «il whisky scorreva [mi portava fantasie infanzia buffe zie le parole dette da bambino il ricciolino] ciak si gira mi ha colpito dritto la vita che mira i due nell’angolo non dicevano una parola [il destino non chiacchiera dice una cosa sola] ero caduto nei miei pensieri seguivo un profondo indefinito» — Manlio Sgalambro
La cura
Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d’umore dalle ossessioni delle tue manie supererò le correnti gravitazionali lo spazio e la luce per non farti invecchiare e guarirai da tutte le malattie perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te vagavo per i campi del Tennessee come vi ero arrivato chissà non hai fiori bianchi per me più veloci di aquile i miei sogni attraversano il mare ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza percorreremo assieme le vie che portano all’essenza i profumi d’amore inebrieranno i nostri corpi la bonaccia d’agosto non calmerà i nostri sensi tesserò i tuoi capelli come trame di un canto conosco le leggi del mondo e te ne farò dono supererò le correnti gravitazionali lo spazio e la luce per non farti invecchiare ti salverò da ogni malinconia perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te io sì che avrò cura di te
musica di Franco Battiato / testo di Franco Battiato e Manlio Sgalambro
Ein Tag aus dem Leben des kleinen Johannes
«Ein Tag aus dem Leben des kleinen Johannes» / la manina che sbuca pallida dal tuo vestito alla marinara / Johann klein Johann «bist du denn ein kleines Mädchen was soll aus dir werden wenn du so fortfährst» (1) «er trank an dem bekränzten Tische den heißen Thee aus der Untertasse» (2) / la musica ti sfinisce / «ist Demagogie Blasphemie und Wahnwitz» (3) / ma tu scoppi d’amore / «genug Tony genug ich bitte dich was setzest du ihm in den Kopf» (4) «er saß ein wenig über die Tasten gebeugt» (5) / sedette e cominciò a improvvisare e i capelli castani gli coprivano le tempie in morbidi ricci così con malinconia lieve / «dies war ein Tag aus dem Leben des kleinen Johannes» (6) «genug Tony genug ich bitte dich was setzest du ihm in den Kopf» (4) «er saß» (5)
musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
(1) «bist du denn ein kleines Mädchen was soll aus dir werden wenn du so fortfährst» — Thomas Mann, Buddenbrooks: Verfall einer Familie, VIII, 5
(2) «er trank an dem bekränzten Tische den heißen Thee aus der Untertasse» — ibid.
(3) «[dies] ist Demagogie Blasphemie und Wahnwitz» — ivi, VIII, 6
(4) «genug Tony genug [sagte die Senator leise] ich bitte dich was setzest du ihm in den Kopf» — ibid.
(5) «er saß ein wenig über die Tasten gebeugt» — ivi, XI, 2
(6) «dies war ein Tag aus dem Leben des kleinen Johann» — ibid.
Amata solitudine
A quel tempo tu stavi sicura di te della tua logica guidando e parlando ininterrottamente ed io che già non ti ascoltavo più come ipnotizzato seguivo gli occhi che seguivano i colori i raggi elettrici delle città chissà cos’è quel moto che ci unisce e ci divide e quel parlare inutilmente delle nostre incomprensioni per certi passeggeri malumori amata solitudine isola benedetta a quel tempo di te amavo il tuo pensiero logico e quella linea perfetta del baciare la simmetria delle tue carezze vivificato dal chiarore vibrante di sapore scintilla di una mente universale ero in te come un argomento del tuo amore sillogistico conclusione di un ragionamento ma mi piaceva essere così avviluppato dai tuoi sensi artificiali ora sono come fluttuante amata solitudine isola benedetta così è finita mi stacco da te da solo continuo il viaggio rivedo daccapo il cielo colorato di sole di nuovo vivo / the light comes over the night I open my eyes without you
musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
Splendide previsioni
«Brief an das Nichts unbekanntes Nichts sage mir ein Wort eine Schneenadel jenseits des Schweigens» (1) / le previsioni danno nuvole nere stormi di temporali in arrivo io sono pronto ad ogni evenienza ad ogni nuova partenza un viaggiatore che non sa dove sta andando enormi uccelli d’oro solcano il cielo spruzzi di fuoco dai forni la gente vive senza più testa la specie è in mutazione e non sappiamo dove stiamo andando / «die Hand die schreibt ist ebenso ein Schatten» (2) «………» (3) / you and I will never die standing in the shadows of the night / in un punto altissimo inaccessibile / and I’m never in touch with your heart / le previsioni danno nuvole nere stormi di temporali in arrivo io sono pronto ad ogni evenienza ad ogni nuova partenza e non sappiamo dove stiamo andando / «die Hand die schreibt ist ebenso ein Schatten» (3) «aus der Ferne ein Klang wenn mann zuhört ist er schon verschwunden» (4)
musica di Franco Battiato / testo di Carlotta Wieck [Fleur Jaeggy] e Manlio Sgalambro
(1) «lettera al nulla nulla sconosciuto dimmi una parola ago di neve al di là del silenzio» — Carlotta Wieck [Fleur Jaeggy], Lettera al nulla
(2) «un francobollo con piante tropicali le ombre sono capovolte incanto verde velenoso verde» — idem
(3) «la mano che scrive è ombra» — idem
(4) «da lontano un suono ascoltandolo sparisce» — idem
Ecco com’è che va il mondo
Era la più grassa puttana che mai avessi visto la donna più grassa che avessi guardato aveva un vestito di seta cangiante perline al collo un ventaglio di struzzo mani delicate uno le disse schifosa montagna di grasso rise e dimenò il corpo come a dire sì oh buon Gesù certo sì farlo con te non deve essere comodo sei grassa come tre e invece no invece mi dicono che bel posto hai sei più bella di Marilyn o di Evelyn non ricordo più rise e dimenò il capo farfugliò qualcosa come a dire sì vedete come va il mondo ecco com’è che va il mondo la mia anima non stilla miele e dolcezze / happiness and truth / bisogni naturali ma io ho una bambina negli intervalli che mi accarezza i bianchi capelli e gli anni si fanno docili al suo tocco mi bacia sulle guance crudeli e giochi pazienti di rami mi intreccia con le sue pupille da gatta era d’aprile o forse era maggio per caso la rincontrai risi e dimenai il capo farfugliai qualcosa tanto per dire sì vedete come va il mondo ecco com’è che va il mondo la mia anima non stilla miele e dolcezze / happiness and truth / bisogni naturali ma io ho una bambina negli intervalli che mi accarezza i bianchi capelli e gli anni si fanno docili al suo tocco mi bacia sulle guance crudeli
musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
citazioni da Ernest Hemingway, The light of the world
Segunda-feira
Ti porto con me / segunda-feira de Lisboa / nel mio antico mare nell’acqua occidentale nel Mediterraneo affollato di navi e corpi di ignudi nuotatori fanciulli con sguardo da fiere gli occhi di lince dei Braganza fissano il nord sognando l’oltremare come ghirlanda intrecciano una danza / «trago dentro do meu coração todos os lugares onde estive a entrada de Singapura o coral das Maldivas Macau da noite à uma hora» (1) / ti porto con me / segunda-feira de Lisboa / nel mio antico mare nell’acqua occidentale nel Mediterraneo affollato di navi e corpi di ignudi nuotatori / segunda-feira de Lisboa / che nome di incanto qui da noi è lunedì soltanto
musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
(1) «trago dentro do meu coração [como num cofre que se não pode fechar de cheio] todos os lugares onde estive [todos os portos a que cheguei todas as paisagens que vi através de janelas ou vigias ou de tombadilhos sonhando e tudo isso que é tanto é pouco para o que eu quero] a entrada de Singapura [manhã subindo cor verde] o coral das Maldivas [em passagem cálida] Macau à uma hora da noite» — Fernando Pessoa, A passagem das horas
Memoria di Giulia
Quel letto d’ottone in cui mi accoglievi giovinetto il radiogrammofono che prendeva tutto quando ti portavo in quel caffè prego fragole con panna dicevo e superbo ti guardavo mentre l’altro mi ricambiava con disprezzo sogghignando verso te e la tua foto che portai tanti anni addosso prima che un cassetto la accogliesse e la sbiadisse seppi della tua morte e rividi i tuoi boccoli e sul tuo viso la sorte la mia memoria trae fuori i ricordi da un cappello senza che io sappia perché questo e non quello ho avuto delle gioie talvolta si dormiva tutti e tre io tua madre e te nello stesso letto ma che innocenza che santa trinità era un gesto d’affetto e di rispetto oh memoria perché mi inganni perché come se fossi vento mi butti questa polvere negli occhi accarezzavo le tue ginocchia e il tuo semplice cuore era contento ho avuto delle gioie sì ti ricordo così povera Giulia gaia e ridente impaziente mi aspettava la vita mentre il vento frizzante del mattino si portava via ogni cosa avevo diciassette anni
musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
Serial killer
Mentre al riparo di un faggio anelo alla felicità delle foglie sfilano lontane carovane e il mio sogno è perfetto ma l’esistenza mi attira mi vedo riflesso sulle acque del lago sogno pomeridiano di un fauno che si sveglia no non voglio farti del male fratello mio non credere perché ho un coltello in mano e tu mi vedi quest’arma a tracolla e le bombe che pendono dal mio vestito come bizzarri ornamenti collane di scomparse tribù non avere paura perché porto il coltello tra i denti e agito il fucile come emblema virile non avere paura della mia trentotto che porto qui nel petto di questo invece devi avere paura io sono un uomo come te gli eucalipti crescono bene quest’anno peschi e tamarindi colorano le mie avide pupille mi preparano un cuscino di erbe per nuovi sogni
musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
Decline and fall of the Roman empire
Vivo alla fine dell’impero romano in un giardino di ciliegie che sprizzano il loro succo sulla mia faccia slavata perfido Stilicone barbaro multiforme i monaci cantano il vespro nel tempio di Giove / [decline and fall] / dolce sole di Emesa Eliogabalo imperatore celebrava pietanze invece di battaglie confondeva l’ordine delle stagioni faceva ministri mimi e ballerini bolide solare vaga per i mari come putrida barca l’impero / havel havelin / tutto è vanità come in un gioco di bambini svicolo per viuzze piene di profumi e unguenti mentre leggo L’anatomia dell’urina di James Hart assieme al vangelo secondo san Matteo mi beo di sulfuree intese con pianeti e in un istante attraverso l’orbita celeste odo un canto all’orizzonte mi assottiglio sono spirito puro sono fiore tigre mi risveglio muffe e odori eziologici per mondi alla fine purificati da lirici antropoidi qui a tre passi la decadenza avanza chiunque tu sia ti prego rispondi ci sono ancora altre aurore dona abbia pietà abbi misura
musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
Franco Battiato, L’ombrello e la macchina da cucire (1995)
L’ombrello e la macchina da cucire
Ero solo come un ombrello su una macchina da cucire dalle pendici dei monti Iblei a settentrione ho percorso il cammino arrampicandomi per universi e mondi con atti di pensiero e umori cerebrali l’abisso non mi chiama sto sul ciglio come un cespuglio quieto come un insetto che si prende il sole scendevo lungo il fiume scrollando le spalle che cena infame stasera che pessimo vino chiacchiero col vicino lei non ha finezza non sa sopportare l’ebbrezza colgo frasi occidentali «ragioni sociali mi obbligano all’amore e all’umanità» (1) schizzan dal cervello i pensieri «fini le calze» (2) «la coscienza trascendentale» (3) no l’idea si incarna «dice che questa estate ci sarà la fine del mondo» (4) / «the end of the world» (5) / «berretto di pelo e sottanina di tartan» (6) / «have we cold feet about the cosmos» (7) / ero solo come un ombrello su una macchina da cucire dalle pendici dei monti iblei a settentrione ho percorso il cammino arrampicandomi per universi e mondi con atti di pensiero e umori cerebrali «ragioni sociali mi obbligano all’amore e all’umanità» (1)
musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
(1) Manlio Sgalambro, Ragioni metafisiche (Il cavaliere dell’intelletto)
(2) «her cobweb hose» — James Joyce, Ulysses
(3) Immanuel Kant
(4) «they say the last day is coming this summer» — James Joyce, Ulysses
(5) «the end of the world» — idem
(6) «busby and tartan filibegs» — idem
(7) «have we cold feet about the cosmos» — idem
Breve invito a rinviare il suicidio
Va bene hai ragione se ti vuoi ammazzare vivere è un’offesa che desta indignazione ma per ora rimanda è solo un breve invito rinvialo va bene hai ragione se ti vuoi sparare un giorno lo farai con determinazione ma per ora rimanda è solo un breve invito rinvialo questa parvenza di vita ha reso antiquato il suicidio questa parvenza di vita signore non lo merita solo una migliore va bene hai ragione se ti vuoi ammazzare vivere è un’offesa che desta indignazione va bene hai ragione se ti vuoi sparare un giorno lo farai questa parvenza di vita ha reso antiquato il suicidio questa parvenza di vita signore non lo merita
musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
Piccolo pub
Vi saluto amici ci vedremo domani se la notte non fa il suo colpo stanotte trombe irreali ululano cani si sentono odo marcette militari nel ’43 ero malato vidi tutta la mia vita sudato scorreva finita vi saluto amici ci vedremo domani se la notte non fa il suo colpo stanotte cerimonioso entro nel tuo centro vitale l’armatura rimanda la luce originale guerriero della vita sospendo le armi e la battaglia birra e urina si scambiano le parti la latrina è il tuo caveau liquido vitale scorre in entrambe regalo della notte piccolo pub nessuno o tutt’uno vacca nera sono gatto grigio nella tua notte nessuno o tutt’uno vacca nera sei gatto grigio nella mia notte vi saluto amici ci vedremo domani se la notte non fa il suo colpo stanotte
musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
Fornicazione
Fornicammo mentre i fiori si schiudevano al mattino e di noi prendemmo piacere sì l’un l’altro ora la mia mente andava seguiva le orme delle cose che pensava una canzoncina ardita mi premeva le ossa del costato e il desiderio di tenere le tue tenere dita libero / ……… (1) / vorrei tra giaculatorie di versi spirare e rosari composti di spicchi d’arancia e l’aria del mare e l’odore marcio di un vecchio porto e come pesce putrefatto putrefare libero fornicammo mentre i fiori si schiudevano al mattino e di noi prendemmo piacere sì l’un l’altro libero
musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
(1) ………
Gesualdo da Venosa
Io contemporaneo della fine del mondo non vedo il bagliore né il buio che segue né lo schianto né il piagnisteo ma la verità da miliardi di anni farsi lampo concerto numero 4 in do minore per archi di Baldassarre Galuppi te piccolo minutissimo mazzetto di fiori di campo la settima frase di Ornithology l’ultima prima della cadenza e dal daccapo via il noto balzo da uccello sull’ultima nota di Charlie pensiero causale imperativo categorico ferma distinzione dell’uomo dall’animale teorema adiabatico i madrigali di Gesualdo principe di Venosa musicista assassino della sposa cosa importa scocca la sua nota dolce come rosa
musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
Moto browniano
Moto browniano particelle di polline pulviscolo londinese un frammento della sfinge e altro sospesi in acqua «provo sdegno verso alberi e fogliami foreste onnipossenti mi invita una terra spoglia senza tracce di vita uguali l’uragano e il tenue soffio di vento mi tentano paesaggi senza alcuna idea di movimento dove l’immoto echeggia riposi» (1)
musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
(1) «provo [un certo] sdegno verso alberi [verdi] fogliami foreste onnipossenti [e festose sogno] una terra spoglia [senza animali] senza tracce di vita [gli stessi] uragani [non vi troverebbero avversari ma senza contrasto passerebbero come un] tenue soffio di vento mi tentano [i] paesaggi [lunari spugnosi dove la massa pietrosa giace inerte] senza alcuna idea di movimento dove l’immoto echeggia [antichi] riposi» — Manlio Sgalambro, Del pensare breve
Tao
Tao ama secondo il tao ritieni il seme tao ama secondo il tao 250 milioni di spermatozoi in un solo orgasmo un solo uomo può popolare la terra tao ama secondo il tao ritieni il seme 250 milioni di spermatozoi in un solo orgasmo un solo uomo può popolare la terra tao ama secondo il tao
musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
Un vecchio cameriere
Splendore inconsumato di tutto l’universo fiato punto fermo del cosmo terra desolata qualcuno ci lancia nella vita questa nella coscienza anche quella di un povero commesso che nel tempo stesso apre gli occhi rabbrividendo al giorno che gli ghigna attorno / ein alter Kellner / un vecchio cameriere anche la sua coscienza getta sulla terra dolori e sofferenza i piedi che gli dolgono la moglie pazza e quanto gliene viene dal fatto che egli è un uomo e appartiene alla razza un giorno amò ora si fa il bucato sognando il re che sarebbe stato mentre il pensiero di te si unisce a quel che penso e i cicli del mondo si susseguono issami su corde per vie canoniche ascendendo e discendendo non fate crescere niente su questa terra / ein alter Kellner / un vecchio cameriere anche la sua coscienza getta sulla terra dolori e sofferenza i piedi che gli dolgono la moglie pazza e quanto gliene viene dal fatto che egli è un uomo e appartiene alla razza non fate crescere niente su questa terra / ein alter Kellner
musica di Franco Battiato / campionamenti da Franz Joseph Haydn / testo di Manlio Sgalambro
L’esistenza di Dio
Giovane teologo non fare come in rue de Fouarre dove si produceva amore e si produceva per Dio e arnesi per dimostrarne l’esistenza che già mostrava la sola competenza Lessing diciassettenne arriva a Lipsia per fare teologia apprende prima la scherma e la danza la distinzione e la lontananza camice prego il teologo si prepari agli atti della sua professione ecco no guardate un po’ più sotto qui vedrete esattamente com’è fatto Dio l’attributo buono delimita uno spazio e segna una distanza il paziente non può aspettare si proceda a regolare dissezione camice prego signori anatomia presto bisturi / klemmen her / giovane teologo non fare come in rue de Fouarre dove si produceva amore e si produceva per Dio e arnesi per dimostrarne l’esistenza che già mostrava la sola competenza signori teologi basta ricucite ancora una cosa mente a Ockham prego Dio differisce dalla pietra perché questa dice è finita la teologia vi invita anzi vi impone di immaginare una pietra infinita camice prego / «die Figur des Zynismus tritt in die Theologie mit einem Augenschlag ein zynisch ist die Vision von Gott schon für sich selbst genommen die Beobachtung Simmels “der Zyniker offenbart sein Wesen am deutlichsten im Gegensatz zu dem sanguinischen Enthusiasten” löst nicht ein einfaches historisches Problem sonder eine lebenswichtige Auseinandersetzung um Begriffe die Tatsache zum Beispiel dass heute die Theologie die Niedrigkeit Gottes beweisen solle zynisch ist auch dass die Niedrigkeit Gottes ein Gefühl der gehobenen Klasse ist im Gegensatz zur Demut die Veblen als ihr sicheres Merkmal antraf richtig war hingegen dass ein absoluter Zusammenhang aufrechterhalten wurde der sonst in der allgemeinen Ungläubigkeit untergegangen wäre der ironische und frivole Ton vom Geld zu dem Mann entsprechend der Philosophie des Geldes erzogen worden ist wird eine kostbare Erbschaft die jetzt den absoluten Zusammenhang für sich selbst in Anspruch nimmt man konstruiert auf diese Weise quasi als Pendant eine Theologie in die diese Gefühle zu Recht eintreten man zerbröckelt das traditionelle Empfinden von Gott während man das objectum litis vollkommen unverändert lässt aber es gibt keine Antinomie dort wo der Intellekt sein erhabenes Wort erniedrigt und unter den Füßen wieder findet während jeder Funktionär der Menschheit für die Bedürfnisse der Kultur Vorsorge trifft als mieser kleiner Angestellter oder als Begriffsphilosoph erkennt man bereits einen neuen Typ des Savant oder des Theologen mit offenen Augen träumen Fantasieren wie ein Tagedieb der Inspiration folgen en artiste die Vision des Sonnenunterganges oder des offenen Meeres beschrieben vom alten Erzähler erscheint nun mehr überholt der entkräftete Blick des ci-devant wird jetzt der luziferische Regard der die Wesenheiten mit einem Pfiff zusammenruft seine Beschreibungen rauben jeden Erzählungen den Platz und ernennen sich selbst zu Sinn getreu mit Pascal entsteht die Figur des irregulären Theologen»
musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
(1) «la figura del cinismo entra nella teologia con un colpo d’occhio: cinica è la visione di Dio già per se stessa l’osservazione di Simmel “il cinico rivela la sua essenza nel modo più chiaro in contrapposizione al tipo dell’entusiasta sanguigno” non risolve un facile problema storico ma una vitale questione di concetti il fatto ad esempio che oggi la teologia debba dimostrare la bassezza di Dio cinico è pure che la bassezza di Dio sia un sentimento da classe agiata al posto della devozione che Veblen riscontrava come connotato sicuro di essa vero era invece il mantenimento di un rapporto assoluto che altrimenti sarebbe scomparso nella miscredenza generalizzata il tono ironico e frivolo cui si è educati secondo la Philosophie des Geldes dal denaro diventa un prezioso retaggio che ora il rapporto assoluto impiega per proprio conto si costruisce così come pendant una teologia nella quale questi sentimenti entrano di diritto si sgretola il tradizionale sentimento di Dio mentre si lascia immutato a pieno titolo l’obiectum litis ma non c’è antinomia là dove l’intelletto abbassa il suo termine elevato e lo trova guardandosi sotto i piedi mentre ogni funzionario dell’umanità provvede ai bisogni della cultura come impiegatuccio o come filosofo di concetto s’intravede un nuovo tipo di savant e di teologo sognare ad occhi aperti fantasticare come un vagabondo seguire l’ispirazione en artiste la visione del tramonto o del libero mare descritti dal vecchio narratore appare ormai desueta lo sguardo sdilinquito del ci-devant diventa ora il luciferino regard che convoca le essenze con un fischio le sue descrizioni predano il posto a quelle e si creano fedeli con Pascal inizia la figura del teologo irregolare» — Manlio Sgalambro, Trattato dell’empietà, 112-113
Singoli
Gianni Mocchetti e Silvia Perlini, Ho fiducia nella giustizia italiana (2011)
Ho fiducia nella giustizia italiana
Ho fiducia nella giustizia italiana ciò che è stato è stato
musica di Franco Battiato e Gianni Mocchetti / testo di Manlio Sgalambro
Inediti
Album
Franco Battiato & Manlio Sgalambro, Il cavaliere dell’intelletto (1994)
Teoria (della Sicilia)
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musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
Atto 1
Christus (vincit)
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musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
Volò (con le ali della durabilità)
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musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
Il buffone
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musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
Algeri
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musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
Aria di Isabella
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musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
(Isabella legge la) lettera (di Federico a Michele Scoto)
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musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
Aria di Costanza (di Aragona)
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musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
(Oi) lasso
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musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
Atto 2
Ragioni metafisiche
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musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
Sérénade sicilienne
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musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
Il falcone (la danza dei falchi)
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musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
Aria di Federico (l’accostamento alla morte)
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musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
Lamento (florebat olim)
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musica di Franco Battiato / testo di Manlio Sgalambro
Canzoni
Bordello di periferia
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musica di Luca Nuzzolo / testo di Manlio Sgalambro
FBI
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musica di Luca Nuzzolo / testo di Manlio Sgalambro
Invasione di campo
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musica di Luca Nuzzolo / testo di Manlio Sgalambro
Archivio
Bibliografia
Antonio Carulli, Sgalambro materialista: Gentile, Leopardi, Sciascia, Cioran (2022)
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Antonio Carulli, Piercarlo Necchi, Manuel Pérez Cornejo e Patrizia Trovato, La piccola verità: quattro saggi su Manlio Sgalambro (2019)
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Antonio Carulli, Introduzione a Sgalambro (2017)
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Manlio Sgalambro: breve invito all’opera, a cura di Davide Miccione (2017)
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Salvatore Massimo Fazio, Regressione suicida: dell’abbandono disperato di Emil Cioran e Manlio Sgalambro (2016)
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Caro misantropo: saggi e testimonianze per Manlio Sgalambro, a cura di Antonio Carulli e Francesco Iannello (2015)
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Rita Fulco, Manlio Sgalambro: l’ultimo chierico (2015)
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Alessandro Max Cantello, Sgalambro speaks: uno scherzo mimetico che possa introdurre ad una filosofia (2014)
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Fabio Presutti, Deleuze e Sgalambro: dell’espressione avversa (2012)
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Lina Passione, La notte e il tempo: divagazioni su Franco Battiato, Manlio Sgalambro e… altro (2009)
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Mariacatena De Leo e Luigi Ingaliso, Nell’antro del filosofo: dialogo con Manlio Sgalambro (2002)
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